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  18/04/2024 - 17:39

 

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Arturo Brachetti
Ciak si gira
Visto al Politeama Pratese, il 24 ottobre 2010
Un omaggio al cinema, a quello in bianco e nero, a quello di una volta

 




                     di Tommaso Chimenti


Motore. Azione. Tutta la magia della celluloide, del grande schermo che si fa nostalgia, delle luci che intorno si spengono ed i sogni cominciano a roteare, a frullare come api nel miele. E’ magia quella che sprigiona Brachetti in cambi d’abito, diverse decine, veloci come un pit stop di Formula Uno, come un battito di ciglia, come una carezza, pochi secondi e via è un nuovo volto, un nuovo simbolo, un altro immaginario collettivo. “Ciak si gira” è un omaggio al cinema, a quello in bianco e nero, a quello di una volta. Ed allora ecco apparire un Moschettiere, che lascia il posto a Zorro, che si fa da parte per l’arrivo di un cow boy sicuramente uscito dal Far West di Sergio Leone. L’attività dietro le quinte è frenetica. Di rincorsa arriva Laurence d’Arabia che si scambia con Mary Poppins, il Re Leone diventa l’Uomo Ragno e fa capolino pure Crudelia Demon. Le fascinazioni di un bambino negli anni ’60 in una Torino avvolta nella Fiat. Ne esce un quadro familiare intenso e vero, un rapporto con il padre, operaio nella fabbrica cittadina delle automobili, caldo e sincero, due mondi, i bulloni e il cinema, che mal si sposano e si incontrano, ma vissuto senza frizioni anzi con la voglia del genitore di voler entrare in quell’universo, con umiltà, di voler capire perché il figlio ami a tal punto il palcoscenico fino al travestimento, da accompagnarlo su sedioline sghimbesce e legnose, seguendo film muti e, a tratti, incomprensibili. Il ciuffo infiocchettato di gelatina a punta è inconfondibile, sembra il parafulmine della Mole Antonelliana. Brachetti è gioia pura e maraviglia infantile, a bocca spalancata all’insù. Fa sorridere quando in pochi minuti, e soltanto con l’aiuto di un cappello bucato, diventa addirittura venticinque personaggi diversi, tutti credibili che sembra di vederseli lì davanti. Fa morire di paura quando ci fa entrare nei suoi incubi da cinefilo dell’horror splatter e sanguinolento: si tramuta in Dracula e la bambina dell’Esorcista, serial killer con la sega elettrica sempre accesa e Mano della Famiglia Addams, Psycho e Quasimodo, il gobbo di Notre Dame, che assomiglia prepotentemente a Cocciante, il Diavolo satanasso e il clown malefico di “It” di Stephen King. Insomma, il giro del mondo in 80 film: da stordimento giocoso. E’ un omaggio a Lon Chaney, l’uomo dai mille volti, al quale evidentemente s’ispira. I giochi con le ombre creati con le mani ci fanno tornare ad una abatjour, un muro bianco, un letto, un piumone e tanti animali che improvvisamente si animavano con la fantasia. E’ una festa malinconica il ricordo di Fellini, con l’inseparabile Giulietta Masina, a Chaplin e Via col vento, la parodia di 007 ed E.T., Titanic, Lo Squalo e Shrek, Liza Minelli e Singing in the rain, Casablanca come Giano bifronte, da una parte Humpfrey Bogart dall’altra Ingrid Bergman, Harry Potter e Gollum, 2001 Odissea nello spazio che si miscela in un medley sonoro con i Flintstones. Cabaret? Varietà? Rivista? No, soltanto polvere di stelle. A manciate. Come coriandoli carnevaleschi. Con Brachetti è sempre domenica.

Voto 8 

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