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  29/03/2024 - 14:43

 

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Compagnia Katzenmacher
Animenere
Liberamente ispirato al romanzo Di questa vita menzognera di Giuseppe Montesano. Regia Alfonso Santagata. Con Antonio Alveario, Rossana Gay, Johnny Lodi, Massimiliano Poli, Alfonso Santagata
Venerdì 23 e sabato 24 gennaio 2009 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Tommaso Chimenti


Il disastro è in atto, la rovina in essere, la fine vicina. Ma ne siamo invischiati, corrosi da simboli eccentrici e luccicanze lontane e abbaglianti che spostano soltanto la sensazione del crollo imminente. E immanente. La finzione sul palco di Santagata e soci in questo nuovo “Animenere” è, purtroppo, la copia, surreale, forzata e grottesca, di una realtà tangibile. Sembra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, decrepito e scalfito dalla noia e dal benessere, pasciuto e in pace con i sensi. Mancano le colonne doriche per metà distrutte, gli arazzi calanti e i tappeti logori, le cortigiane fintamente attraenti e un po’ sovrappeso, ma il kitsch e il trash creato dai Katzenmacher illumina e mostra anche ciò che non c’è facendocelo immaginare con contorni ancora più nitidi e violenti. Ogni risata è una conferma alla nostra poca lungimiranza ed alla costante e presente genuflessione. Non ci interessano i valori, contano i miti e gli eroi, roba da Carnevale di cartapesta da innalzare con facilità e con la stessa leggiadria sostituire e farne un falò. Si lotta per la propria individualità per poi nasconderci dietro e dentro la massa: che così si sbaglia meno ed è più facile puntare il dito su qualche “fuori uscito”, su qualche pazzo che ha avuto la malaugurata idea di lanciarsi alla ricerca di qualcosa che non c’era. Chiamala felicità. E’ un mondo, quello della famiglia, non a caso, Belmondo (assomigliano a Cetto La Qualunque, il personaggio di Antonio Albanese), attuale e vero. I nuovi governatori chiedono calma e fiducia, sostegno senza dubbi. Fidatevi. Ogni riferimento a cose e persone è perfettamente legittimo. Ma non ci facciamo più caso. Paghiamo il biglietto, ci sediamo, stiamo comodi, ridiamo, prendiamo il cappotto, usciamo. Abbastanza puliti. Al massimo ci lamentiamo, come fa l’intellettuale di corte (lo stesso Santagata nel ruolo dello scioperato a vita Paradise) che schifa la genealogia dei dominatori ma dall’altro lato ne percepisce un cospicuo stipendio mensile, che è molto più semplice, e meno faticoso, alzare la voce ma poi restarsene a far numero nel gregge e così facendo avvalorare e consolidare l’egemonia. I Belmondo sono cattolici ferventi ma chiedono il divorzio alle mogli avvizzite per scambiarle con minorenni straniere, si fanno docce abbronzanti parlando un inglese maccheronico e manageriale, scendono in politica urlando e sorridendo dai balconi sputando e facendosi vittime per la cattiveria dei giudici e le maldicenze delle televisioni e le aberrità che i giornali scrivono su di loro. “Democrazia” è una parola ributtante, da cancellare, da elidere, da rifuggirne. La democrazia, è stato dimostrato, non dà la felicità. La cosa peggiore è che hanno la coscienza pulita. Se non ci sono punti di riferimento morale è impossibile sollevare una questione etica sulla gestione della propria esistenza, tanto meno sulla res publica. E non riescono proprio a capire, a concepire, a comprendere, chi, quei pochi ancora, che gli sono avversi, contestatori, non più offesi e contrastati con l’uso delle armi e della violenza ma assoldati, messi sui libri paga, accolti ed accontentati, che con la pancia piena non si scende più in piazza a fare i cortei. Solo in pochi resistono e pagano con la vita la loro depressione (il suicida Edoardo Agnelli?), il loro non sentirsi parte di quel tutto marcio. La miglior ricetta per ammansire un nemico non è combatterlo ma farselo amico: pagarlo, renderlo docile come un agnellino. Giocano a golf, così come tirano con le pistole: grande finanza e modi spicci da saloon. Vogliono costruire autostrade faraoniche quanto inutili e distruttive per l’ambiente, collegare il Tirreno all’Adriatico, privatizzare i musei, cementificare l’Italia con centinaia di piccoli aeroporti. I Belmondo vogliono ricostruire un’antichità che non c’è più, stile Las Vegas, attribuirsi una Storia, di templi e arene, di pomposità classica, ricostruendo, affossando il problematico presente, con il benestare di Nerone. Che è molto più semplice usare il lanciafiamme che non politiche sociali adeguate. E il pubblico ne ride. Forse per salvarsi l’anima. Che rimane comunque nera. Che il palo è complice, ed ha diritto alla stessa pena, del rapinatore.

Voto 8 

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