Bruno Casini,
1975: viaggio in Afghanistan, Catcher, 2006
Bruno Casini,
Banana Moon, Zona, 2008
Bruno Casini,
In viaggio con i Litfiba, Zona, 2008
La narrazione si svolge a Firenze, nei tre anni che procedono lo sbocciare degli anni Ottanta. Un periodo
importante perché raccoglie i prodromi creativi, le prime vocazioni di
quella che sarebbe diventata la capitale del nuovo rock italiano. Bruno Casini
ci racconta le radici di quel fervore, l’evoluzione di una generazione
creativa che si faceva le ossa nelle cantine (come quella di Via dei Bardi, che
un pizzico di anni dopo diede il via al sogno Litfiba) e in un
locale, il Banana Moon, che è durato solo tre anni (1977, 1978, 1979), ma ha
contribuito a sdoganare Firenze dall’abulia, ha dato luce all’underground,
fornendo alla città un palco su cui inventare il suo futuro.
Di tutto questo parla nel libro pubblicato da Editrice Zona
con l’abilità del biografo consumato (e brillante iconoclasta) Bruno
Casini in un libro ben curato e ricco di notizie. In quel periodo a Firenze
c’era poco o nulla (invidiavamo Bologna dove c’erano le osterie
mitizzate da Guccini
e qualche birreria in più), ma anche nel resto d’Italia non si stava
meglio più di tanto. Non è un caso che i locali in cui potevano
circuitare quelli che sarebbero diventati artisti generazionali (e non solo) si
contavano in tutta Italia sulle dita di una mano. Di colpo nacque il Banana
Moon. E qualcosa cambiò. Qualcuno dice che quel locale era quasi un
film, una fiction di vite vissute, di vite rock, di vite junkie, di vite hippy,
di vite anarchiche. Uno spazio consumato, frequentato da un pubblico
“outsider”: accanto ai primi punk c’era il freak di ritorno
dall’India o da Ibiza, accanto al gay militante trovavi una tribù
sempre elegante, accanto al rocker lo studente greco di architettura, accanto
all’artista il fruttivendolo del mercato di Sant’Ambrogio, accanto
all’attore impegnato il cuoco che arrivava dal Sud. A trent'anni dalla
sua chiusura torna rivivere in un libro il Banana Moon, storico locale
freak-rock fiorentino che dalla fine degli ani '70 segnò le nuove
tendenze musicali e di costume. Un luogo mitico che si trasformò in un incubatore
di talenti pop rock , come Franco Battiato
o Alberto Camerini che poi esplosero
negli anni '80. A raccontare la storia del locale è Bruno Casini, uno
dei fondatori del club. "Volevamo essere il Marquee
o il CBGB’s fiorentino - dice l'autore nell'introduzione - puntavamo a
questi due club internazionali, ma ci veniva in mente anche il Paradiso di
Amsterdam, la nostra traiettoria era questa, una scelta coraggiosa ed
avventuriera, la nostra era una scelta rockfriendly
show. In uno dei tamburini pubblicitari usciti all’inizio per lanciare il
locale avevamo scritto: “Il locale apre alla continua ricerca di un nuovo
modo di stare insieme”. Il Banana Moon poteva veramente essere un set
quotidiano di vita, si palpava, si respirava una nuova “culture
club” che stava arrivando in questa città. Gay, freak e rocker
ballavano tranquillamente il rumore rock dei Sex Pistols e la trance
elettronica dei Kraftwerk. Cani sciolti intelligenti e felici!".
Il libro contiene contributi
da parte di Riccardo Pangallo, Giampiero Bigazzi,
Riccardo Chiarini, Angelo Savelli, Roberto M. Polce,
Giancarlo Riccio, Nicola Vannini, Alberto Pelò, Claudio Gherardini, Andrea Tamassia,
Marco Lamioni, Roberto Terzani, Raffaello Carusi.
Voto
8