Sono oramai tredici mesi che va avanti la realizzazione
del quarto attesissimo film di Tarantino, Kill Bill. In realtà le
riprese avrebbero dovuto iniziare l’anno prima, ma Uma Thurman era incinta e Quentin ha voluto a tutti i costi
aspettarla: l’idea, del resto, era nata proprio dalle conversazioni tra i due
subito dopo la lavorazione di Pulp Fiction.
In quel film ormai
mitico, Bruce Willis,
dopo qualche istante di indecisione, trovava la sua vendetta contro chi aveva
cercato di sodomizzarlo brandendo un’enorme sciabola da samurai. Qualche anno
dopo, Jim Jarmusch si
divertiva a permeare il suo Ghost Dog
della filosofia samurai dell’Hagakure,
mettendo in scena un character inedito: un killer/samurai di colore.
Ora Tarantino
compie il passo estremo: un “super-exploitation” movie, la summa di
tutto il cinema d’azione, da oriente a occidente. E’ un film pensato e
scritto attraverso tutta una serie di riferimenti e contaminazioni: il kung fu,
il wu-xia-pian (il genere “cappa e spada” orientale, che abbiamo avuto
modo di ammirare, sotto forma di recupero e in versione tecnologica, in La tigre
e il dragone), il montaggio frenetico e la forma pura e astratta della
narrazione del cinema di Hong Kong, i film giapponesi sui samurai, e ancora il
panorama b-movie della Hollywood anni Sessanta-Settanta, in particolare, quel
sottogenere bad girls/on the road che comprende titoli di culto come Faster Pussycat, Kill!
Kill!, di Russ Meyer, o l’esordio di Jonathan Demme,
Femmine in gabbia,
sotto la guida di Corman,
ma anche la loro versione ripulita ed edulcorata: il telefilm Charlie’s Angels.
Uma Thurman è la
protagonista, chiamata con vari nomi a seconda delle fasi della storia: “The
Bride” (la Sposa), Black Mamba, o semplicemente Beatrix. Ex-killer della setta
“Deadly Viper Assassination Squad”, tradita dalle compagne e quasi uccisa
durante le sue stesse nozze dal suo padrino Bill, si risveglia dopo cinque anni
di coma (gli stessi impiegati a Tarantino
per rimettersi a girare, dopo Jackie Brown) ed è ora in cerca di vendetta.
Ricorda moltissimo Elektra di Frank Miller, nata come
antagonista di Devil
e divenuta poi personaggio di culto della Marvel:
come Elektra, anche Beatrix viene addestrata dai monaci Shaolin allo Zen e alle
arti del Kung Fu divenendo una killer.
La sceneggiatura, movimentatissima, prevede diversi
scenari, tra cui Texas, Messico, Giappone e la Cina ed strutturata in 10
capitoli, con moltissime scene d’azione, a proposito delle quali Tarantino ha
dichiarato che è quanto di più impegnativo si sia trovato a scrivere finora (vi
ha impiegato circa un anno). Grazie all’entrata nel cast di Yuen Woo-Ping, il più
importante coreografo di Hong Kong (anche regista), Tarantino ha trovato non solo un
aiuto ideale per la messa in scena dei combattimenti, ma anche il miglior
trainer possibile per gli attori. Altra importante presenza è quella di Sonny Chiba, in veste
di attore (è il monaco che addestra Uma Thurman).
Il Bill del titolo doveva essere interpretato da
Warren Beatty che, all’ultimo momento, ha lasciato il campo niente di meno che a David Carradine: una icona vivente,
dato che si tratta del protagonista della più famosa serie televisiva americana
di arti marziali, Kung Fu, progettata da Bruce
Lee, al quale fu poi sottratta. E a proposito di Bruce Lee:
la sua famosa tuta giallo-arancione dell’Ultimo
combattimento di Chen, riapparirà sul corpo di Uma mentre si reca alla resa
dei conti!
Tra gli altri interpreti, una inedita Daryl Hannah (Elle
Driver, la killer da un occhio solo), Lucy Liu (vista
di recente sull’orribile versione cinematografica di Charlie’s Angels)
e Michael Madsen (Mr. Blonde nelle Iene).
La fotografia è dell’ottimo Robert Richardson,
autore della maggior parte dei film di Oliver Stone, ma anche di Casinò,
Al di
là della vita (Scorsese) e L’uomo che sussurrava ai
cavalli (Redford).
Voto
8