La coppa
Maghi e viaggiatori
Un piccolo, grande film che offre uno squarcio inedito di un
monastero tibetano dell’esilio. Uno dei protagonisti è un giovane monaco che è
rimasto contagiato dalle furtive visioni (da uno scalcinato televisore in
bianco e nero) di alcune partite dei Mondiali francesi di
calcio del 1998, perfino con la sua conoscenza immaginaria (e immaginosa)
delle regole del gioco. Un po’ per volta riesce a procurarsi i posters dei più grandi campioni –
«Quello è Ronaldo»
spiega ad un confratello «ha la testa rasata come noi, ma non è un monaco» – e
stralci di riviste sportive. Ed ha un sogno nel cassetto: assistere in diretta
televisiva alla finale Francia-Brasile, ad ogni costo. E’ quello che riuscirà a
fare estendendo il contagio pallonaro fra tutti i monaci e strappando il
consenso definitivo al venerabile maestro che dirige il monastero. I soldi per
noleggiare il televisore e l’indispensabile parabola arrivano dalle divertenti
‘tassazioni’ alle quali lui ed i suoi compagni sottopongono tutto il convento.
Il film presenta momenti di humour
davvero notevoli, particolarmente durante gli esercizi di meditazione
inframmezzati dai commenti sull’ultima partita. La coppa
è l’originale opera prima del regista bhutanese Khyentse Norbu: il film
costituisce un evento storico a livello cinematografico, trattandosi del primo
film in lingua tibetana realizzato da un regista che, nella vita di tutti i
giorni, è un prestigioso Lama di tradizione buddista. Tra l’altro, particolare
di non poco conto, la pellicola è stata realizzata all’insegna della più totale
autenticità: come set principale delle riprese è stato infatti scelto il monastero di Chokling –
situato ai piedi dell’Himalaya, nell’India settentrionale, una zona abitata per
lo più da rifugiati tibetani – e gran parte del cast è composto proprio dai
monaci del monastero, che sono stati costretti a sospendere le attività
religiose per i due mesi necessari alle riprese. La coproduzione internazionale
ha realizzato il film nel più ossequioso rispetto delle tradizioni locali: per
scegliere attori, montatori, perfino il giorno del primo ciak, si è sempre
deciso con l’aiuto degli antichi sistemi divinatori buddisti. E si è
addirittura fatto ricorso alle preghiere rituali per avere un tempo clemente (e
perché non mancasse l’elettricità). Il risultato è che La coppa è stata
ultimata nei tempi e nei limiti del suo piccolo budget. Un film decisamente insolito, incentrato sulll’inedito
connubio calcio-buddismo, che non mancherà di stupire ed entusiasmare: parola
di uno che si è divertito perfino nella versione in lingua originale, con
sottotitoli.La coppa – Phörpa / The cup, regia di Khyentse Norbu, con Orgyen
Tobgyal, Jamyang Lodro, Neten Chokling, Kunsang Nyima, Lama Chonjor, Godu Lama;
commedia; Austral./Bhut./Can./Hong K./Fran.; 1999; C.;
dur. 1h e 30’
Voto
7