Nel 2034, un futuro prossimo e venturo d’inquietante prossimità, nel mondo tutti seguono ogni nuova partita di “Slayers”, un gioco on line in cui gli utenti pagano per telecomandare dei condannati a morte impegnati in pericolosissime missioni in cui rischiano la vita. In palio, se riusciranno a sopravvivere a trenta round, c’è la libertà. La star assoluta della prima edizione di questo gioco estremo è Kable, un tostissimo detenuto incastrato per un omicidio che non ha commesso e che combatte soltanto per tornare libero e ricongiungersi alla moglie ed alla figlioletta perdute: dietro questo letale guerriero c’è Simon, un abilissimo giocatore di soli diciassette anni che lo guida durante le missioni. Il geniale autore del gioco è il cinico produttore Ken Castle, divenuto una celebrità internazionale in seguito al lancio sul mercato di “Society”, una sorta di versione realistica di “Second Life”, dato che i giocatori pagano altri esseri umani disposti a farsi usare come avatar. “Slayers” è un vero e proprio caso, il programma del momento, capace di tenere incollati davanti allo schermo milioni di spettatori in tutto il pianeta, soprattutto adesso che Kable è ad un passo dall’ultimo combattimento. Ma è proprio allora che il protagonista aprirà gli occhi realizzando che l’unico modo per conquistare la libertà e riprendersi la sua vita è ribellarsi al sistema e cominciare a giocare fuori dagli schemi. Gamer è un action movie inquietante sulla deriva di un populismo mediatico che già adesso si comincia ad intravedere in varie parti del mondo. La storia non è originalissima – basti pensare ai molteplici, involontari punti di contatto con Il mondo dei replicanti di Jonathan Mostow, di recente uscita – ma cattura grazie alla sua grezza incisività da videogame, caratterizzata dal montaggio serrato e da effetti speciali sanguinolenti ma altamente spettacolari. La morale latente intenderebbe denunciare un sistema sbagliato puntando sulla stessa estetica che lo caratterizza, una scelta scarsamente educativa, considerando il target generazionale per il quale è concepito il film di di Mark Neveldine e di Brian Taylor. Nel cast brilla soltanto un dinamico Gerard Butler nel ruolo di un eroe tormentato e di poche parole, fatto su misura per lui. Si può provare a patto di non aspettarsi troppo…

Voto 6