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  25/04/2024 - 14:45

 

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Femme fatale
Regia di Brian De Palma
Cast: Antonio Banderas, Rebecca Romijn-Stamos, Peter Coyote; thriller; Usa/Fran.; 2002; C.
Una barocca macchina d’intrattenimento filmico

 




                     di Paolo Boschi


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Femme fatale


Carrellate vertiginose, sequenze al ralenti in serie, uso smodato dello split-screen, un finale a doppio fondo, un processo narrativo tempestoso e che non fornisce troppi aiuti allo spettatore, costretto ad interpretare la storia nel suo sviluppo: è Femme fatale, l’ultima opera di Brian De Palma, un giallo con atmosfere noir ed un’intrigante ambientazione parigina. Protagonista della storia, nei panni della femme fatale della situazione, è la conturbante Laura Ash, bella, sexy e deliziosamente cattiva: dopo un mirabolante furto di gioielli inestimabili in cui non ha esitato ad ingannare i suoi scafati complici, Laura ha visto la morte negli occhi e si è vista donare su un piatto d’argento la possibilità di un’esistenza diversa, letteralmente. Come spesso capita, sette anni dopo la vita l’ha però riportata sul luogo del delitto, pericolosamente esposta alle insidie dei suoi vecchi compagni, che non hanno affatto dimenticato il suo raggiro né i gioielli sfuggiti dalle loro grinfie. Laura è tornata a Parigi con una nuova identità prestigiosa e dunque appetibile per i paparazzi: nonostante la donna abbia tentato con ogni precauzione di restare lontana dai riflettori, Nicolas, fotografo con velleità autoriali ma finanziariamente in cattive acque, è riuscito a scattarle una foto che è finita sulla prima pagina di una rivista scandalistica, esponendola ad un rischio mortale e costringendola a rivedere i suoi piani ed uscire di scena, magari utilizzando il suo irresistibile charme per muovere il malcapitato fotografo come una pedina sulla scacchiera. In Femme fatale De Palma intriga l’immaginario dello spettatore con una protagonista al di là di ogni redenzione (capace addirittura di assistere ad un suicidio senza muovere un dito per trarne vantaggio), ammicca occasionalmente al cinema a luci rosse e si diletta al contempo a sviscerare con originalità il concetto di déjà vu (che tra l’altro è proprio il titolo della rivista di cui sopra), accennato nel primo tempo e basilare nel secondo, fondamentale ed insieme ingannevolmente accessorio per decodificare il labirintico mosaico all’interno del quale si muovono i protagonisti. Vorticoso, con i dialoghi ridotti al minimo, Femme fatale è un film che strizza l’occhio ad un cult del cinema noir del calibro de La fiamma del peccato di Billy Wilder, ma De Palma non ha perso l’occasione per citare a più riprese anche il suo nume tutelare di riferimento, ovvero Alfred Hitchcock, contaminando in modo originale il voyeurismo dichiarato de La finestra sul cortile con il tema del doppio alla base de La donna che visse due volte. Sotto questo profilo è d’obbligo segnalare il primo finale di marca acquatica, decisamente da antologia (ed assolutamente spiazzante), capace di miscelare in un sol colpo sogno e simbologia. Una barocca macchina d’intrattenimento filmico volutamente eccessivo e talvolta fine a se stesso, ma ravvivato da sprazzi di grande cinema.

Femme fatale, regia di Brian De Palma, con Antonio Banderas, Rebecca Romijn-Stamos, Peter Coyote; thriller; Usa/Fran.; 2002; C.; dur. 1h e 50'

Voto 7 

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