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  01/05/2025 - 12:31

 

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Far East Film 6 Jap
Il Giappone riserva sempre delle sorprese
Alla scoperta di Jun Ichikawa.

 




                     di Matteo Merli


Il Giappone riserva sempre delle sorprese, e questo non può essere altrimenti, visto gli innumerevoli film di autori affermati come Miike e Kurosawa che si impongono nel palcoscenico mondiale, lasciando lo spazio ad autori giovani emergenti e vecchie glorie. In questo solco storico di bruciante ricchezza cinematografica, esiste sempre qualcosa da scoprire. Quest’anno tocca a Jun Ichikawa, autore pressoché sconosciuto in occidente, ma che ci ha regalato perle di inaudita forza espressiva. Il primo film che abbiamo visionato è il suo debutto alla regia, Busu. Il film segue le vicende di una ragazza che va a vivere in città dalla zia , tenutaria di un locale di geisha. Il passato tormentato della madre s’insinua nella vita della ragazza, confrontandosi con una realtà scolastica grigia e una volontà istintiva di allontanarsi dal mondo tradizionale che apparteneva alla madre. Questa difficoltà di riconquistare una identità si trasforma in ribellione, anche se la ragazza trovare nelle tradizioni i motivi di rivalsa, affrancandosi alla vita e scoprendo un nuovo amore. Opera agile nel dipanare la trama, che diventa lo sguardo denso su i moti sentimentali della giovane protagonista, con attimi visivi penetranti. Una delle opere più famose è il citato Tokyo Marigold, dove si racconta gli eventi riguardanti Eriko che ha appena rotto con il suo fidanzato, si ritrova alla deriva. Dopo aver trovato un nuovo lavoro, insieme ad un gruppo d’incontro per chi cerca l’anima gemella, incontra Tamura, un impiegato modello. Tra i due s’instaurea un rapporto sentimentale, anche se Tamura confessa di avere la fidanzata che studia all’estero. In questa pellicola lo sguardo di Ichikawa segue da vicino gli istanti emotivi dei personaggi, attraverso piani fissi che si pongono come lenti che evidenziano la fragilità umana dell’agire: stati d’animo che si intrecciano intorno a Eriko e Tamura, svelando un destino che modifica i loro sentimenti, in maniera definitiva. Capolavoro invece per quanto riguarda Dying at in hospital che racconta di cinque storie dentro in un ospedale, dove i pazienti sono  inquadrati in campo medio, per descrivere il dolore di una esistenza che ha nella malattia il suo nemico. L’amore è la speranza di un affetto che rimanga oltre la decadenza del corpo, evidenziando un umana forza rivelatrice che porta in essa i sentimenti dei cari e di una vita che non ci sarà più. Un film di commovente bellezza che non ricatta lo spettatore, ma si avvicina umilmente al soggetto trattato senza cadere nel pietismo. Uno dei film più recenti dell’autore è sicuramente lo spiazzante Tadon and Chikuwa che racconta all’inizio di un tassista che immerso nel suo transfert spazio-temporale che lo costringe il lavoro, lo porta ad ossessionarsi al tadon una carbonella di forma tonda, scagliando la sua irragionevole rabbia su un cliente. Nel secondo episodio un poeta in crisi si trova allo sbando, chiuso nella gabbia dei suoi pensieri, desideroso di mangiare un chikuwa ( un involtino di pesce ) attraversa la città di notte, quando arriva in un locale di un suo amico, la sua furia interiore esploderà. Ichikawa esplora due vite alienate con solito piglio documentaristico per descriverne la loro deriva mentale, suggerendo un finale che congiunge i due episodi, a dimostrazione del senso di perdita della realtà che i due protagonisti vivono, come testimonianza di un mondo incapace di guardare all’umano sentire. Passando dalla bellissima mini rassegna dedicata a Jun Ichikawa, i film della selezione giapponese si è divisa tra la scemenza videoclippara di Kisarazu Cat’s eye di Kaneko Fuminori, e l’innocua commedia nera Showa Kayo Daizenshu di Shinohara Tetsuo. Vera sorpresa è stata The Twilight Samurai del veterano Yamada Yoji, che segue le vicende di Seibei, un samurai che sbarca il lunario come impiegato nell’ufficio del clan, nel periodo dello shogunato Tokugawa ( 1600-1867 ). La sua vita a casa è misera, dopo la morte di sua moglie, deve badare a due figli piccoli e alla madre senile. Quando un suo amico, gli dice che sua sorella Tomoe ha abbandonato il marito ubriacone, i due s’incontrano, e lei si innamora di lui. Quando il marito di Tomoe lo viene a sapere sfida a duello Seibei che lo sconfigge con un bastone. La fama dell’ex-samurai arriva fino ai reggenti del clan, che sotto lauto compenso gli chiedono di uccidere Zenemon, un samurai che ha perso nelle lotte di successione al clan. In questo senso il duello tra Seibei e Zenemon, diventa lo specchio di un mondo in declino, come segnale della fine del periodo dei samurai, ma che già nell’esistenza difficile del protagonista raccoglie la drammaticità di un cambiamento irreversibile. La storia d’amore tra Seibei e Tomoe, ha i toni sommessi di un melò senza speranza per la sfiducia del samurai nel futuro che ha una funzione emotiva di grande presa . Un film bellissimo che ci riporta alla memoria il grande cinema del passato di questa terra intrigante. Il cinema giapponese ha una ricchezza tematica ed espressiva che rimane da sempre una delle cinematografie imprescindibili dell’estremo oriente.

Voto 7 

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