Nelle strade di una New York notturna e contemporanea si apre "Dust", l'atteso film di ritorno di Milcho Manchevski, regista premiato a Venezia, col Leone D'oro nel 1994, per il bellissimo Before The Rain. In un appartamento Edge, un ragazzo di strada, sta per compiere un furto in un piccolo appartamento ma viene interrotto da Angela, l'anziana proprietaria, che con in mano una pistola anziché intimarlo a scappare l'obbliga a sentire la sua storia e per convincerlo che è disposta ad utilizzare tutti i mezzi, la donna spara sulla parete, dalla pistola il fumo e sulle mani la polvere, da sparo ma la polvere è la protagonista del suo racconto visto che rossiccia e ruvida sporca gli abiti e il volto dei due fratelli, cow-boys, Luke ed Elijah che all'alba del secolo scorso si ritrovano a dividere la stessa donna, Lillith un'ex puttana di saloon, bella, sinuosa e sessualmente vorace sposata ad Elijah ma soddisfatta anche da Luke. Dal lontano west Luke, duro e chiuso "che non spara mai senza motivo" fugge per annientare i suoi demoni nel più selvaggio "eastern", in Macedonia, dove si divide per soldi tra le bande che occupano il territorio balcano. La polvere però non è soltanto tinta del colore rosso del sangue, che abbonda nel film, ha anche il colore neutro della cocaina, che è stata spacciata da Edge senza che i ricavi siano andati a due corrotti poliziotti complici della Mafia cinese; ecco perché l'aitante e dal volto simpatico ragazzo di colore ha un bisogno disperato di soldi, deve restituirli, altrimenti lo uccidono. Quella vecchia, quindi, che gli promette, un vero tesoro gli fa gola ma in seguito ad un infarto si ritrova a portarla in ospedale dove in fin di vita, deve raccontare prima di svelargli il luogo del "tesoro" l'epopea dei due cow-boys. Miscelando sapientemente colore e bianco e nero, dolori e gioie, sesso e morte, realtà e fantasmi arrivando ad annullare, grazie ad uno strepitoso montaggio, la concezione stessa di passato e presente che finisce per fondersi magicamente, Manchevski realizza una pagina di grande cinema, omaggiando anche manieristicamente il cinema del nostro Sergio Leone. La crudeltà, le grida disperate, gli spietati spari che costellano la vita di Luke ed Elijah e che irrompono così violentemente sullo schermo sono stemperati dal tenero rapporto fatto d'ironia e di dolci lacrime che si crea tra Edge e l'anziana donna, uno dei personaggi femminili più belli degli ultimi anni al quale la sceneggiatura dello stesso regista affida una domanda lacerante e commovente che colpisce, più un colpo di calibro, lo spettatore: "Dove va la tua voce quando non ci sei più ?". Dust, la polvere è legata così anche all'ultimo desiderio di Angela, quello di essere cremata per poi seppellirne le ceneri nella sua terra natia, la Macedonia, appunto. La scrittura del film così complessa e intrecciata trova una traduzione visiva che non sgretola il suo intelligente e preciso meccanismo ma che anzi n'è rafforzato, riuscendo a mettere in evidenza, come accade in " Prima della Pioggia", seppur senza lo stesso lirismo, la potenza di un destino beffardo, privo di un qualsiasi Dio o cowboy. Il cast è eccellente Joseph Finnes, che molti ricordano in " Shakespeare in Love" e nella commedia " Martha da legare", è Elijah, David Wenham , che sarà tra i protagonisti di " Moulin Rouge" è un impenetrabile Luke mentre sublimi sono Adrian Lester, un perfetto Edge, che è stato diretto già da Mike Nichols ne " I colori della Vittoria" e da Kenneth Branagh in "Pene d'amor perduto" e l'anziana Rosemary Murphy, sublime nei panni di Angela, e grande attrice di teatro e cinema, ha lavorato con Woody Allen ne " La Dea dell'Amore".
Dust - Polvere, regia di Milcho Manchevski, con Joseph Fiennes, David Wenham, Adrian Lester, Anne Brochet; drammatico; Usa, 2001; C
Voto
8
|
|
|