Se Marylin Monroe è l’icona grafica di questa mostra, per stare indicare le 65 candeline di una
manifestazione che ha sempre saputo mettere al centro cinema d’autore e divismo sfavillante, quest’anno vuole a tutti i costi proporre un cartellone composto dai grandi autori del cinema contemporaneo. Se Malick e P.T. Anderson non potranno essere presenti con le loro opere perché non ancora pronte, il concorso ufficiale piazza nomi di registi, le cui opere sono
molto attese, come: John Hillcoat che firma Lawless, David Cronenberg con l’atteso Cosmopolis da Don De Lillo, l’astro nascente Jeff Nichols con il dramma Mud, Michael Haneke con Amour, il rumeno Christian Mungiu con Beyond the hills, Walter Salles con l’adattamento di On the road, Andrew
Dominik e il suo noir Killing them softly, il grande Jacques Audiard e il suo De rouille et d’os,
poi Kiarostami, Loach, Vinterberg, Carax, Hong Sangsoo e Wes Anderson, che aprirà il festival con la sua nuova commedia Moonrise Kingdom. A parte Matteo Garrone, che con Reality è l’unico film italiano in gara, Bernardo Bertolucci presenterà il suo Io e te tratto dal romanzo di Ammaniti fuori concorso, assieme a Dracula 3D di Argento. In Certain Regard,
si presenta come un secondo concorso, pieno di autori acclamati su altri palcoscenici festivalieri. Si parte con Pablo Tarpero
e il suo Elefante Blanco, poi si passa a Trois
mondes di Catherine Corsini, già regista de L’amante inglese, Le grand soir dei promettenti Benoit Delepine e Gustave Kerverne, l’atteso Lawrance Anyways terza regia dell’attore enfant prodige canadese Xavier Dolan, A perdre la raison dramma familiare ispirato ad un fatto di cronaca avvenuto in Belgio della grande promessa Joachim Lafosse, Student di Darezhan Omirbayev, Confession of a child of the century di Silvie Verheyde con Charlotte Gainsbourg,
11,25 The day he chose his own fate del maestro giapponese Koji Wakamatsu, e per finire Antiviral di Brandon Cronenberg, primo
film da regista per il figlio del maestro di Videodrome . Fuori concorso Ai to makoto dell’irriverente Takashi Miike, Les invisibles di Sébastien Lifshitz, Mekong Hotel
del thailandese Apichatpong Weerasethakul e a chiusura del festival l’ultima opera di Claude Miller, appena deceduto, Therese Desqueyroux interpretato
da Audrey Tatou. Nella sezione special screenings, un omaggio al regista polacco Roman
Polansky, con un documentario sulla sua vita, cui seguirà una nuova visione di Tess all’interno di Cannes Classics. Occhio anche alla Quinzaine des Réalisateurs, che ha dalla sua parte opere giovani è una grande capacità
nel scoprire registi promettenti. Tra i nomi consolidati francesi di Noémie Lvovsky e Bruno
Podalydès, attenzione a The kings of pigs di Sang-ho Yeun, No di Pablo Larrain, Sueño y silencio dello spagnolo Jaime
Rosales e grande attesa per Sightseers
del regista britannico in ascesa Ben
Wheatley. Invece nella Semaine de la critique spazio ai giovani registi, con opere provenienti dall’India all’Argentina per un concorso di sette pellicole, molto promettenti. Una grande manifestazione che trova nuovo smalto, per dimostrare a tutti che ancora oggi Cannes è imprescindibile, ed è il punto cruciale della stagione per i film che s’imporranno nella mente dei cinefili e del mercato cinematografico.
Scommettiamo che...?
I
film da tenere d’occhio secondo la redazione di Scanner.it
De rouille
et d’os - Jacques Audiard
Killing them softly - Andrew Dominik
Sightseers - Ben Wheatley
A
perdre la raison - Joachim Lafosse
Sueño y silencio - Jaime Rosales
Mekong
Hotel - Apichatpong Weerasethakul
11,25 The
day he chose his own fate - Koji Wakamatsu
Voto
9