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  16/05/2024 - 17:07

 

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Alla rivoluzione sulla Due Cavalli
Regia di Maurizio Sciarra
Cast: Adriano Giannini, Gwenaelle Simon, Andoni Gracia, Georges Moustaki, Italia, 2001, C, 98', produzione: Sintra e Panter Film, Rai Cinema, Tele+ Distribuzione: Lantia
Vincitore del Pardo di Bronzo al Festival di Locarno

 




                     di Vittorio Renzi


Iniziamo subito col dire che questo film gira con il famigerato bollino di "garbato e leggero" che da almeno dieci anni compare sulle patenti di giovani - o meno giovani - registi italiani, equidistanti tanto dalle vanzinate quanto dal Film d'Autore.

Ci siamo tolti questo peso, vediamo ora cosa resta. Tre bravi interpreti (su tutti Andoni Gracia, vincitore del Pardo di Bronzo al Festival di Locarno), il viaggio on the road che funziona sempre, un sottofondo storico interessante perché poco battuto: la rivoluzione dei garofani, l'unica - forse - ad essere stata attuata senza spargimento di sangue. La regia non strafà: la macchina a mano è usata poco e assai poco dogmaticamente, la Steadicam non si esibisce in assoli fuori luogo; il montaggio non è clippettaro e concede ampio spazio agli interpreti e agli spazi naturali che essi attraversano dentro una 2 CV gialla, loro co-protagonista sin dal titolo. La colonna sonora, infine, si avvale di pezzi rigorosamente seventies come Something in the Air, Papa Was a Rolling Stone e Layla, di cui Clapton ha ceduto per la prima volta i diritti.

Più che i dialoghi fra i tre protagonisti, abbastanza triti e davvero poco interessanti, divertono gli incontri con la gente comune (l'allegro gestore francese di un bar, l'arcigno benzinaio spagnolo), o con personaggi fuori dal comune: il conte franchista, ammiratore di un'auto proletaria come la 2 CV ma avverso ai comunisti, o lo zio di Victor (interpretato da Francisco Rabal), che ha atteso quarantotto anni per poter imbracciare il fucile e sparare contro le campane di una chiesa. Divertente, infine, lo scioglimento del film: i tre si uniscono a un corteo di tifosi del Benfica scambiandoli per rivoluzionari festanti.

Non c'è spazio per riflessioni profonde in questo film, che racconta un avvenimento storico non immerso nell'aura del suo essere stato, del suo essere Storia, ma declinato al presente indicativo: un presente che sa, ma ancora non si rende conto, di costituire un punto di svolta epocale. Questa è forse la scelta migliore del film, che in tal modo sfugge al pamphlet politico almeno quanto - nonostante la professione di fede dei personaggi - sfiora il qualunquismo politico italiano di questi anni. Sarebbe sufficiente il confronto con un'opera come I cento passi per smascherare l'incapacità di abbracciare e trasmettere in tutta la loro importanza quei valori oggi così lontani. Ma sarebbe anche un confronto ingiusto e una colpa immeritata, per un film che si pone dichiaratamente come una commedia.

Ciò che invece ci sembra doloso è il trattamento dei personaggi - nonostante la già citata bravura degli attori. Il portoghese Victor (Andoni Gracia) e il milanese Marco (Adriano Giannini) sovrascrivono la fin troppo collaudata coppia idealista + donnaiolo; Claire (Gwenaëlle Simon) è la tipica donna ideale del maschio italiano: bella-intelligente-simpatica-volitiva (ci accontentiamo di poco…) e, anche stavolta, straniera, ossessione incurabile presso i nostri produttori e cineasti (vallette a parte, dove sono le attrici italiane under 30?). La scena del sesso a tre, se non vuole essere provocatoria, è anche piuttosto gratuita e poco coraggiosa; tuttavia è lungi dall'essere il centro di un film che, del resto, rifugge da ogni baricentro (ma che, di fatto, non rischia mai e non perde mai l'equilibrio). A parità di intenti, merita di più la scena simile in Y tu mama tambièn, del messicano Alfonso Cuarón. Guarda caso, nel romanzo di Marco Ferrari, che ha ispirato il film, la donna non c'è e i due ragazzi sono entrambi portoghesi. Il pubblico non avrebbe gradito? Non ci credo: è che siamo un tantino pigri a scostarci dai soliti schemi. Vogliamo piacere a tutti i costi. E' per questo che nessuno li fischia ma trova molto carini e garbati molti dei nostri film. Ma ricordiamoci il severo ammonimento di Dante riguardo gli ignavi: "Caccianli i ciel per non esser men belli / né lo profondo inferno li riceve, / ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".

Voto 5 

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