Ospitata dal 28 maggio al 22 agosto 2004 al MART di
Rovereto, la tanto attesa retrospettiva dedicata a Medardo Rosso è finalmente
giunta alla GAM di Torino, dove resterà
aperta sino al 28 novembre. Un evento artistico eccezionale dato che non si
dedicava una mostra allo scultore torinese da ormai venticinque anni ed anche
perché, proprio a lui, si deve una profonda e rivoluzionaria trasformazione nel
modo di fare e di vedere la scultura. Nato a Torino nel 1858, Rosso
si trasferisce con la famiglia a Milano nel 1870, città dove frequenta i corsi
di nudo e di scultura presso da cui si fa espellere nel 1883, dopo solo un anno di frequenza, per avere contestato i metodi
didattici basati sul copiare solo dei modelli in gesso senza la possibilità di
eseguire modelli dal vero. Il futuro animo “scapigliato” del giovane Medardo non si fa quindi attendere molto e, in linea
con il diffondersi della letteratura verista e dei modi formali della Scapigliatura
milanese, esegue, tra il 1882 e il 1883, le sue prime sculture dai titoli
estremamente emblematici e, in alcuni casi, vernacolar El loch, Il birichino, Gli innamorati sotto il
lampione Il cantante a spasso.
Nel 1889 Medardo Rosso,
dopo avere partecipato ad alcune esposizioni pubbliche ufficiali a Roma e a
Venezia, si trasferisce definitivamente a Parigi, dove viene introdotto, grazie all’amico e sostenitore finanziario lo scrittore verista
Felice Cameroni, in quel mondo artistico e letterario
“d’élite” formato da personaggi del calibro di Paul Alexis, Edmond de Goncourt, Auguste Rodin, Henri Rourt ed Emile Zola.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del
Novecento Medardo esegue una serie di sculture ispirate a momenti di vita
contemporanea, continuando, così, le precedenti ricerche sulla percezione del
reale che vengono concretizzate in opere quali Bookmaker, Impression de boulevard, Conversazione in giardino
e Madame X. Risalgono agli anni Dieci
del Novecento i suoi contatti con alcuni esponenti del Futurismo, in
particolare con Umberto
Boccioni che, nel “Manifesto
tecnico della scultura futurista”, lo definisce “il solo grande scultore
moderno”. Negli anni successivi Rosso continua ad essere al centro della interminabile diatriba fatta di successivi “botta e
risposta” tra i vociani fiorentini ed i futuristi
milanesi, orientati ad individuare nelle opere dello scultore rispettivamente o
la sua italianità, come retaggio dell’arte classica, o l’impressionismo, come
prologo all’avanguardia futurista. Con lo scoppio del primo conflitto mondiale Rosso
vive tra Parigi e Milano, città dove muore nel 1928 ferendosi accidentalmente
ad un piede con una lastra fotografica.
La mostra alla GAM di Torino, curata da Luciano
Caramel con la direzione progettuale di Gabriella Belli e di Piergiorgio Castagnoli, ripercorre
cronologicamente le tappe fondamentali della vasta produzione artistica di Medardo
Rosso: dalla prima opera El loch del 1881 – ’82 all’ultima opera l’Ecce
puer del 1906 che apre la questione di un
probabile avvicinamento dello scultore al Simbolismo. Con oltre sessanta sculture, una ventina di
fotografie ed una decina di lavori grafici la cui provenienza vanta una scala internazionale dal Victoria and Albert Museum di Londra all’Arts di Minneapolis,
per un totale di ventisei musei prestatori, è possibile rileggere ed
interpretare la figura di Medardo alla luce di nuovi studi e ricerche, che
travalicano, ormai, quella limitata definizione di Rosso come scultore impressionista. L’innovazione di
Medardo è stata quella di considerare l’opera scultorea
non come un oggetto a sé stante nello spazio in cui è collocato, ma come un
“corpo” che si fonde con l’atmosfera e con l’ambiente circostante. Per tale
motivo Rosso predilige come materiale dell’opera finita la cera, la quale gli
consente di dare una sensazione visiva e tattile della fusione della materia sotto
il peso impalpabile dell’aria e della luce. Le sculture rossiane
si trasformano, quindi, in opere da fruire non a 360°,
ma soltanto da punti di vista preferenziali arrivando, in alcuni casi, ad
essere delle vere e proprie anamorfosi come il pressoché inedito Uomo che legge del 1894. Per questo
nuovo modo di concepire e di realizzare una sculture
“a non più girarci intorno”, Medardo si può considerare come il vero iniziatore
della scultura moderna.
Anche la fotografia riveste per
l’artista torinese un ruolo importante, in quanto gli consente di cercare e di
trovare l’effetto pittorico già indagato nella scultura ed anche di fissare, in
un solo istante, l’impressione ottica da cui scaturisce l’idea – emozione –
intuizione delle sue sculture (Bambina
che ride). La fotografia è, quindi, un mezzo complementare alla scultura e
non uno strumento tecnico ad essa sostitutivo. La continua ricerca di Rosso per arrivare a
realizzare una scultura viva, ovvero una “scultura di
luce”, è evidente nella così detta serie di “opere di paragone”: copie
dall’antico o da capolavori rinascimentali come, ad esempio, la Testa dell’imperatore Vitellio
realizzata sia in una versione in bronzo
sia in una versione dipinta d’oro. Infine il rapporto tra Rosso e gli artisti a lui
coevi è evidenziato in una sezione della mostra in cui
sono presenti alcune sculture di
Henry Matisse, appartenenti
alla poco conosciuta serie di Jeanette; di Picasso; di Brancusi; di Grandi e di Rodin.
Tutte opere che, in un rapporto di confronto, evidenziano il ruolo fondamentale
svolto da Rosso che “non solo dischiuse un nuovo orizzonte alla scultura – come
scrisse Enrico Prampolini nel 1931 recensendo
la Quadriennale romana in cui si presentava una retrospettiva dedicata allo scultore
– ma spezzò l’incanto della plastica tradizionale e le sue leggi […] per
avventurarsi nei regni inesplorati della luce e dello spazio, dell’atmosfera e
dell’ambiente”.
Info:
“Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna”. Galleria Civica d’Arte
Moderna e Contemporanea, via Magenta n. 31 – Torino –
Orario: tutti i giorni 9 – 19, giovedì 9 – 23, lunedì chiuso. Ingresso: 5,50 €
intero; 3 € ridotto. Informazioni: tel. 011/ 4429518.
Curatore: Luciano Caramel. Direzione scientifica: Gabriella Belli, Piergiovanni Castagnoli. >Contributi
critici: Carlo Bertelli, Luciano Caramel, Giovanni Lista. Mostra
prodotta da: MART di Rovereto e GAM di Torino con la collaborazione della
Galleria d’Arte Moderna di Milano. Dal 10 settembre al 28 novembre
2004.
Voto
9