Bartolomeo Bezzi, Leonardo Bistolfi, Francesco Hayez, Gustav
Klimt, Alessandro Milesi e Federico Zandomeneghi sono
soltanto alcuni dei nuovi ospiti della mostra allestita a Palazzo delle Albere
che, dal 2004, è diventato la sede espositiva permanente trentina delle
raccolte dell’Ottocento del MART, Museo
d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
L’esposizione, curata da
Alessandra Tiddia, presenta circa sessanta opere
provenienti da donazioni e da depositi che, nel corso degli ultimi anni, hanno
arricchito, prevalentemente, la sezione del XIX secolo del MART.
Si tratta di una raccolta eterogenea per nomi e per generi artistici tesa ad
indagare il rapporto tra la cultura artistica del Nord Europa e quella classica
del mondo latino.
Si passa, quindi, dai ritratti
settecenteschi di gentiluomini e gentildonne in posa con i simboli del loro
potere e del loro ruolo a quelli di gusto “macchiaiolo – impressionista”
avvolti in un’atmosfera tersa e luminosa del veneziano Federico Zandomeneghi. Il
filone ottocentesco del Romanticismo italiano è
rappresentato da Francesco
Hayez con “Venere che scherza con due colombe”
(1830), dipinto estremamente suggestivo nella preziosità dei dettagli
esecutivi, commissionato al pittore dal conte Girolamo Malfatti, ultimo
esponente di un antico casato trentino, ed entrato a far parte del patrimonio
del MART nel 2003 grazie alla donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di
Trento e Rovereto. L’interesse per il vero quotidiano è rappresentato da alcuni
splendidi dipinti quali “La morte del pulcino” (1878) di Antonio Rotta e “Le ciacole” (1885 – 1890) di matrice favrettiana
di Alessandro Milesi sino a giungere alla pura e sincera affettività materna
con “Primavera” (1918) di Umberto Moggioli.
L’interesse per miti e leggende è
contenuto nell’imponente olio su tela di Luigi
Bonazza “La leggenda di Orfeo/ Rinascita di Euridice/ Morte d’Orfeo” (1905)
in cui si riecheggiano le suggestioni della pittura secessionista del viennese
Klimt in un calibrato gioco di forme, di colori e di linee costruttive che
legano l’uno all’altro ogni pannello del trittico impreziosito da una singolare
cornice con inserti d’avorio e d’ottone disegnata dall’artista stesso.
La forte carica simbolista
mitteleuropea è sintetizzata nel dipinto di Alois Delug “Le Norne” (1895), grande
tela intrinsecamente wagneriana in cui il tema del mistero della nostra sorte
viene delineato con le tre Parche nordiche, immerse in un controluce mistico ed
imperscrutabile, disposte secondo un impianto piramidale e
colte nell’atto di tenere o di tentare di prendere il filo del destino
altrui.
Altrettanto suggestiva per il suo
pregnante simbolismo è la scultura “La Sfinge” (1892) del casalese Leonardo
Bistolfi, opera attraverso cui si esplica la
personificazione della morte, “la Morte come la vediamo noi moderni: anche se non versiamo
lacrime per le crudeli pene del fuoco dell’inferno del Padre Eterno, siamo sempre
disturbati ed inquieti dal pensiero inafferrabile dell’infinito sconosciuto.
Nell’esprimere questa idea, quasi inconsciamente, e certamente senza
premeditazione, la figura della Morte assumeva l’aspetto di una sfinge. Così gli altri iniziarono a chiamarla, e adesso la chiamo anch’io
(…)”. Con queste parole l’artista spiegava alla giornalista inglese
Helen Zimmern, conosciuta nel 1896 presso il cenacolo
letterario torinese di Cesare Lombroso,
come era nata l’idea di questo importante monumento funerario, commissionatogli
dalla famiglia Pansa, senza limiti di spese, per il
Cimitero di Cuneo, e terminato, collocato ed inaugurato il 1° novembre 1892.
L’opera ebbe subito un grande successo di pubblico e di critica sia per la
pregnanza ed efficacia del simbolo che incarnava sia perché rappresentava un
cambiamento nella produzione di Bistolfi che, dalle
iniziali istanze veriste e naturaliste lombarde, passava ad una forma artistica
apertamente simbolista consacrandosi, così, uno dei principali scultori
simbolisti del momento sia in Italia che all’estero. L’importanza della Sfinge
risiede, quindi, nel suo essere il discrimine tra il Bistolfi
naturalista ed il Bistolfi simbolista, che si apre sempre
di più verso quella cultura ideista, di provenienza
nord europea ( ad es. in Inghilterra Dante Gabriele Rossetti),
che si stava diffondendo progressivamente sul nostro territorio.
Attraverso “La Sfinge” l’artista
piemontese rende la personificazione del momento del
trapasso, ovvero l’attimo in cui il nostro corpo tenta invano di aggrapparsi
alla vita terrena, come dimostrano le dita contratte della donna – sfinge,
mentre la mente – spirito è già rivolta ad un’altra dimensione che travalica la
corporeità terrena.
La scultura in marmo in mostra
potrebbe essere sia un modello da presentare alla famiglia Pansa
prima di realizzare il monumento funerario, quindi sarebbe coevo al modello in
gesso conservato alla Gipsoteca Leonardo Bistolfi del
Museo
Civico di Casale Monferrato, oppure potrebbe essere una versione “in
piccolo” del monumento cuneese richiesta all’artista, in seguito al successo riscosso
dalla scultura funebre, per cui risalirebbe a poco tempo dopo il 1892. Ipotesi
queste avanzate in una annotazione critica di Alfonso Panzetta, specialista di scultura italiana dell’Ottocento e
del primo Novecento e di arti decorative a livello nazionale ed internazionale.
Il bozzetto in marmo de “La Sfinge” è, quindi, un’opera
di rilevante importanza storico – artistica che aumenta la conoscenza e la
comprensione della vicenda creativa di Leonardo Bistolfi,
artista iniziato a rivalutarsi grazie alla fondamentale ricognizione condotta
dalla studiosa e storica dell’arte Sandra Berresford
nel 1984.
Info:“Nuovi
ospiti a Palazzo delle Albere. Donazioni e depositi del XIX
secolo 2004 - 2008”, mostra a cura di Alessandra Tiddia
e organizzata dal MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Roveto
diretto da Gabriella Belli.
Sede espositiva: MART, Palazzo delle Albere, via R. da Sanseverino n. 45 – TRENTO – Tel. 0461/ 234860 – info@mart.trento.it – www.mart.trento.it
Orari: dal martedì alla domenica 10,00 – 18,00. Chiuso il lunedì.
Ingresso: intero 6 euro; ridotto 4 euro; gratuito sino a 18 anni e
over 65; scolaresche 1 euro a studente. Biglietto unico Trento e Rovereto:
intero 12 euro, ridotto 7 euro.
Numero verde e prenotazioni individuali: 800397760
Dal 4 ottobre 2008 all’ 11 gennaio 2009
Voto
8