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MART
Nuovi ospiti a Palazzo delle Albere
Donazioni e depositi del XIX secolo 2004 - 2008
Mostra a cura di Alessandra Tiddia dal 4 ottobre 2008 all’ 11 gennaio 2009 al MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Roveto diretto da Gabriella Belli

 




                     di Loredana Carena


Bartolomeo Bezzi, Leonardo Bistolfi, Francesco Hayez, Gustav Klimt, Alessandro Milesi e Federico Zandomeneghi sono soltanto alcuni dei nuovi ospiti della mostra allestita a Palazzo delle Albere che, dal 2004, è diventato la sede espositiva permanente trentina delle raccolte dell’Ottocento del MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

L’esposizione, curata da Alessandra Tiddia, presenta circa sessanta opere provenienti da donazioni e da depositi che, nel corso degli ultimi anni, hanno arricchito, prevalentemente, la sezione del XIX secolo del MART. Si tratta di una raccolta eterogenea per nomi e per generi artistici tesa ad indagare il rapporto tra la cultura artistica del Nord Europa e quella classica del mondo latino.

Si passa, quindi, dai ritratti settecenteschi di gentiluomini e gentildonne in posa con i simboli del loro potere e del loro ruolo a quelli di gusto “macchiaiolo – impressionista” avvolti in un’atmosfera tersa e luminosa del veneziano Federico Zandomeneghi. Il filone ottocentesco del Romanticismo italiano è rappresentato da Francesco Hayez con “Venere che scherza con due colombe” (1830), dipinto estremamente suggestivo nella preziosità dei dettagli esecutivi, commissionato al pittore dal conte Girolamo Malfatti, ultimo esponente di un antico casato trentino, ed entrato a far parte del patrimonio del MART nel 2003 grazie alla donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. L’interesse per il vero quotidiano è rappresentato da alcuni splendidi dipinti quali “La morte del pulcino” (1878) di Antonio Rotta e “Le ciacole” (1885 – 1890) di matrice favrettiana di Alessandro Milesi sino a giungere alla pura e sincera affettività materna con “Primavera” (1918) di Umberto Moggioli.

L’interesse per miti e leggende è contenuto nell’imponente olio su tela di Luigi Bonazza “La leggenda di Orfeo/ Rinascita di Euridice/ Morte d’Orfeo” (1905) in cui si riecheggiano le suggestioni della pittura secessionista del viennese Klimt in un calibrato gioco di forme, di colori e di linee costruttive che legano l’uno all’altro ogni pannello del trittico impreziosito da una singolare cornice con inserti d’avorio e d’ottone disegnata dall’artista stesso.

La forte carica simbolista mitteleuropea è sintetizzata nel dipinto di Alois Delug “Le Norne” (1895), grande tela intrinsecamente wagneriana in cui il tema del mistero della nostra sorte viene delineato con le tre Parche nordiche, immerse in un controluce mistico ed imperscrutabile, disposte secondo un impianto piramidale e colte nell’atto di tenere o di tentare di prendere il filo del destino altrui.

Altrettanto suggestiva per il suo pregnante simbolismo è la scultura “La Sfinge” (1892) del casalese Leonardo Bistolfi, opera attraverso cui si esplica la personificazione della morte, “la Morte come la vediamo noi moderni: anche se non versiamo lacrime per le crudeli pene del fuoco dell’inferno del Padre Eterno, siamo sempre disturbati ed inquieti dal pensiero inafferrabile dell’infinito sconosciuto. Nell’esprimere questa idea, quasi inconsciamente, e certamente senza premeditazione, la figura della Morte assumeva l’aspetto di una sfinge. Così gli altri iniziarono a chiamarla, e adesso la chiamo anch’io (…)”. Con queste parole l’artista spiegava alla giornalista inglese Helen Zimmern, conosciuta nel 1896 presso il cenacolo letterario torinese di Cesare Lombroso, come era nata l’idea di questo importante monumento funerario, commissionatogli dalla famiglia Pansa, senza limiti di spese, per il Cimitero di Cuneo, e terminato, collocato ed inaugurato il 1° novembre 1892. L’opera ebbe subito un grande successo di pubblico e di critica sia per la pregnanza ed efficacia del simbolo che incarnava sia perché rappresentava un cambiamento nella produzione di Bistolfi che, dalle iniziali istanze veriste e naturaliste lombarde, passava ad una forma artistica apertamente simbolista consacrandosi, così, uno dei principali scultori simbolisti del momento sia in Italia che all’estero. L’importanza della Sfinge risiede, quindi, nel suo essere il discrimine tra il Bistolfi naturalista ed il Bistolfi simbolista, che si apre sempre di più verso quella cultura ideista, di provenienza nord europea ( ad es. in Inghilterra Dante Gabriele Rossetti), che si stava diffondendo progressivamente sul nostro territorio.

Attraverso “La Sfinge” l’artista piemontese rende la personificazione del momento del trapasso, ovvero l’attimo in cui il nostro corpo tenta invano di aggrapparsi alla vita terrena, come dimostrano le dita contratte della donna – sfinge, mentre la mente – spirito è già rivolta ad un’altra dimensione che travalica la corporeità terrena.

La scultura in marmo in mostra potrebbe essere sia un modello da presentare alla famiglia Pansa prima di realizzare il monumento funerario, quindi sarebbe coevo al modello in gesso conservato alla Gipsoteca Leonardo Bistolfi del Museo Civico di Casale Monferrato, oppure potrebbe essere una versione “in piccolo” del monumento cuneese richiesta all’artista, in seguito al successo riscosso dalla scultura funebre, per cui risalirebbe a poco tempo dopo il 1892. Ipotesi queste avanzate in una annotazione critica di Alfonso Panzetta, specialista di scultura italiana dell’Ottocento e del primo Novecento e di arti decorative a livello nazionale ed internazionale.

Il bozzetto in marmo de “La Sfinge” è, quindi, un’opera di rilevante importanza storico – artistica che aumenta la conoscenza e la comprensione della vicenda creativa di Leonardo Bistolfi, artista iniziato a rivalutarsi grazie alla fondamentale ricognizione condotta dalla studiosa e storica dell’arte Sandra Berresford nel 1984.

Info:“Nuovi ospiti a Palazzo delle Albere. Donazioni e depositi del XIX secolo 2004 - 2008”, mostra a cura di Alessandra Tiddia e organizzata dal MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Roveto diretto da Gabriella Belli.

Sede espositiva: MART, Palazzo delle Albere, via R. da Sanseverino n. 45 – TRENTO – Tel. 0461/ 234860 – info@mart.trento.itwww.mart.trento.it

Orari: dal martedì alla domenica 10,00 – 18,00. Chiuso il lunedì.

Ingresso: intero 6 euro; ridotto 4 euro; gratuito sino a 18 anni e over 65; scolaresche 1 euro a studente. Biglietto unico Trento e Rovereto: intero 12 euro, ridotto 7 euro.

Numero verde e prenotazioni individuali: 800397760

Dal 4 ottobre 2008 all’ 11 gennaio 2009

Voto 8 

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