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Sanremo 2001
Su Raiuno da Lunedì 26 febbraio 2001
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Il festival di Raffa

 




                     di Stefania D'Alterio


Lo sapevo. Anche quest'anno mi ritrovo qui a disquisire "amenamente" dell'evento che segna senz'ombra di dubbio lo spartiacque più importante tra Carnevale e Pasqua, tra inverno e primavera, una sorta di festività aggiuntiva tutta italiana che, pur non contemplata nel calendario, ha una moltitudine di fedeli pronta a festeggiarne la ricorrenza con un campionario folkloristico di rituali (gossip, scommesse, rubriche monotematiche, etc): il Festival di Sanremo. L'unica cosa che non mi ha fatto recedere dal compito assegnatomi dal boss di "Scanner" è naturalmente la presenza di un personaggio che adoro in ogni sua sfaccettatura, dal caschetto biondo alle contraddizioni, dalle spalline imbottite ai lacrimoni, dall'indiscutibile professionalità (trovatemi un altro conduttore che riesca a parlare quattro lingue e poi ne ridiscutiamo) al campismo secolare: Raffa. Nostra Signora sarà in grado di farmi sopportare di tutto, dalla Mutante Oxa al comin' back da trionfatore dell'ex amatissimo (almeno dalla sottoscritta, prima che si trasferisse a corte Celentano) Gianni Bella; dalle "esalazioni di ultimi respiri" di Syria ai quali i soliti generosi solgono dare il nome di "canzoni", alle eterne presenze di Paola Turci, Zarrillo e Matia Bazar; dai "ggiovani", appartenenti sia alla categoria saputelli (come i tollerabili Quintorigo o i Bluvertigo col consueto Morgan che sale in cattedra e spadroneggia, a cui farei volentieri fare il pieno di assenzio per davvero) che a quella di "siamo qua, ma che ci frega tanto vendiamo un sacco di copie lo stesso" (leggi Britti Lo Stornellatore - attualmente insidiato da insigni songwriter quali Stragà e, soprattutto, il "Genio" Tricarico - , i Rappettari De Noantri Sottotono, etc...) ai Ritornanti per eccellenza (Concato, Di Capri, Giorgia La Diva, etc...). A ogni modo quello che m'incuriosisce maggiormente di questa cinquantunesima edizione della kermesse fra i fiori e le Megane, è il carnet della categoria degli esordienti, da analizzare molto da vicino, per rendersi realmente conto in che stato versa la musica italiana (eh già, i Big ci sono e ci tocca sorbirceli, ma per questi "virgulti" si può fare ancora qualcosa, ovvero prevenire è meglio che combattere). Gli esordi eccellenti la fanno da padroni: c'è chi vanta supportaggi d'eccezione, come Roberto Angelini (Gazzè, Rei e Jarabe De Palo), Stefano Ligi (protegé di Lucio Dalla), Sara 6 (ex Taglia 42 e già corista di Nek) o i Pincapallina (prodotti da Roberto Colombo); chi ha già alle spalle un po' di pubblico al di sotto dei 20 anni a fare il tifo, come Carlotta o i "mancuniani de Roma" Velvet (autori di quella "Tokio Eyes" che strizzava l'occhietto alla scena brit e si accaparrava le simpatie di tutti i manga aficionados); o chi dopo 14 anni di onorata carriera si ritrova suo malgrado intruppato nella categoria giovanile pur essendosi accaparrato in passato un premio della critica (il povero Francesco Renga, ex Timoria, già acclamati dalla giuria di qualità dieci anni addietro con "L'Uomo Che Ride"). Nel mucchio figurano poi l'agguerritissimo contingente dei neomelodici partenopei sulla scia di Gigi D'Alessio (come Francesco e Giada o i coattissimi Principe e Socio M.- si legge nella bio del duo "… il primo soprannominato Principe per la sua originale residenza nel castello Maschio Angioino di Napoli, il padre infatti ne era il custode"), un paio di "promesse sicure" (Paolo Meneguzzi, già vincitore del Festival di Vina Del Mar, il solito artista proveniente dall'Accademia Della Canzone - tale Moses - o i piacioni à la mode Xsense - visti già dalla sottoscritta un paio di anni fa in un club cittadino, con tanto di claque femminile in delirio) e soprattutto una pseudo band che suscita in me un quesito esistenziale: perché? Nonostante ancora non sappia cosa gradirò dell'edizione 2001 di Sanremo, mi è già assai ben chiaro quanto NON gradirò: i Gazosa. Identikit del progetto tipicamente da Doktor Frankenstein partorito quest'anno dai "solerti" discografici italioti: una manciata di pischellini un po' "sconvolti", "rockettari" e "frizzanti" quanto può esserlo una cedrata stappata da una settimana, età media 13 anni (!) e parentele d'alto bordo. A questo punto credo anche di sapere quale sarà l'argomento principale dei prossimi video e sproloqui di Eminem

Voto 8 

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