Perché Sanremo è Sanremo? Di sicuro perché l'attenzione verso la manifestazione canora più importante dell'anno in Italia continua ad essere alta. Altissima. Lo dimostrano le cifre dell'auditel. Anche se le case discografiche in crisi, lanciano ultimatum alla giunta ligure, anche se la pirateria musicale imperversa. Anche in questa cinquantaduesima edizione, accanto a Pippo, la Arcuri e la Belvedere, i veri protagonisti del Festival di Sanremo 2002, sono come al solito le canzoni, i cantanti. Partiamo dai i big:
Alexia: Dimmi cosa posso fare
La giovane protagonista della dance più scontata, si è messa in testa di dimostrare che sa cantare e che, volendo, può addirittura imitare le grandi della musica soul. Qui fa il verso, si parva licet, ad Aretha Franklin, con tanto di citazione di "Respect". Il compito è gravosissimo, ma almeno il ritmo porterà un poco di brio alla zuccherosa maratona.
Nino D'Angelo: Marì
Continua la via verso l'emancipazione dai vecchi stereotipi. Il ritmo della canzone è arioso e mediterraneo, in un ideale ponte tra Napoli e il Magreb, con parole ottimiste e solari, quasi sorprese di trovare nelle strade la fragranza dell'amore. C'è una protagonista, Marì ("Marì famme sunnà, vivino a te sott'a 'sta luna") ma il tono è corale, come di una moltitudine di gente che balla e canta per le strade di Napoli.
Loredana Bertè: Dimmi che mi ami
E' un buon ritorno. Canta con passione, come faceva un tempo, una struggente invocazione d'amore in chiave rock. "Per amore si può mentire ma io non mento mai", così inizia la canzone e sembra una incoraggiante dichiarazione d'intenti.
Fiordaliso: Accidenti a te
Rispunta fuori ciclicamente in occasione di Sanremo. E ne porta i segni, antichi e vetusti. In questo caso impersona una donna offesa, ma decisa a non subire. Praticamente un'invettiva, molto poco originale. Praticamente un deja vu.
Gazzosa: Ogni giorno di più
Dalle bollicine prettamente adolescenziali sono passati a una più indistinta maturità pop. Ma la canzone scorre liscia e lieve, senza incidere in alcun modo, come fosse acqua naturale, priva questa volta anche delle stuzzicanti bollicine.
Filippa Giordano: Amarti si
Praticamente un esercizio di canto. Il pezzo, firmato da Alessandro Napoletano e da Lucio Quarantotto (già autore di alcuni successi di Bocelli tra cui "Con te partirò") è costruito per esaltare la sua splendida voce, e ci riesce, anche se manca di ritornello orecchiabile. E' una romanza leggera, delicata, con un finale da applauso.
Gianluca Grignani: Lacrime dalla luna
La sua presenza è dovuta al bisogno del cantautore di ritrovare identità e ruolo. Il pezzo è di maniera, con una sferzata rock al centro, e con toni vagamente autobiografici nel testo. Più che una svolta una conferma, tiepida.
Fausto Leali e Luisa Corna: Ora che ho bisogno di te
Uno dei punti più bassi di tutta la maratona. Dispiace per Leali, che ha un bel passato da difendere, ma non si capisce bene il senso di un ritorno in duetto (dopo aver già vinto un'edizione insieme ad Anna Oxa), e per di più con un pezzo provinciale e scontato, urlato in modo sconsiderato e stilisticamente volgare.
Lollipop: Batte forte
Canzone del tutto trascurabile. Il gruppo femminile, nato per caso attraverso un concorso televisivo, ha già avuto un insperato successo. Tutto quello che viene dopo è in più, compresa questa immeritata partecipazione tra i big del festival. Lo ammettono anche loro con l'incipit del pezzo: "E' passato un anno e siamo qua, sotto i fari di questa realtà".
Matia Bazar: Messaggio d'amore
Il dato davvero singolare è che i Matia Bazar sono presenti al festival per la terza volta consecutiva e sempre con piazzamenti dignitosi. Secondo i ben informati, rischiano addirittura di vincere, ma la canzone è davvero troppo scialba per giustificare un primo posto.
Mariella Nava: Il cuore mio
Canzone sorprendentemente briosa, pensando ai più statici precedenti della cantautrice. Anche questa volta firma musica e versi del pezzo, e si presenta con un canto arioso e brillante, descrivendo un cuore "matto" almeno quanto quello della omonima canzone: "testardo, forsennato, confuso, brillo" in un girandola di aggettivi e virtuosismi canori.
Gino Paoli: Un altro amore
Il vecchio maestro arriva al festival in grande scioltezza. La canzone porta il marchio stilistico di sempre e vanta perfino un ritornello orecchiabile ("Non ci sarà un altro amore, non ci sarà un'altra volta"). L'eleganza è garantita, l'originalità un po' meno.
Patty Pravo: L'immenso
Potrebbe essere il suo anno. Il pezzo non è così immediato, ma si sposa bene con il personaggio, definisce una densa e sulfurea dimensione erotica che se fosse cantata da un'altra cantante potrebbe strappare il sorriso. Trattandosi di Patty Pravo, la suggestione è garantita.
Mino Reitano: La mia canzone
Normale, assolutamente normale. Anche troppo. Rimarrà deluso chi aspetta Reitano per sfogare gli istinti bassi del folklore sanremese, o chi si aspettava dall'autore Pasquale Panella versi eccentrici.
Francesco Renga: Tracce di te
La canzone rientra nel lungo solco di quelle che in vari modi sono state dedicate alla mamma. Ma niente paura, Renga viene dal rock e la sua canzone, dolente e colma di rimpianti, sembra più un bilancio di vita che un inno alle mamme del mondo.
Enrico Ruggeri: Primavera Sarajevo
Grazie a questa canzone arriverà un vivace vento balcanico. Come in una banda di strada, Ruggeri canta le strade ferite che sono state lo scenario di una delle guerre del nostro tempo.
Alessandro Safina: Del perduto amore
Seconda romanza presente nel cartellone (sarà la vocazione di Baudo o il segno dei tempi?). Anche questa però, lungi dall'irresistibile cantabilità dei successi alla Bocelli, è cadenzata su un ritmo piuttosto pesante, che non decolla mai.
Daniele Silvestri: Salirò
Tocca a lui, ovviamente, ricordare al pubblico che al di là del mondo virtuale della canzone sanremese esiste una realtà musicale che procede per conto suo. Il pezzo di Silvestri è divertente, ritmicamente moderno e, soprattutto nel contesto festivaliero, farà l'effetto di un pezzo d'avanguardia.
Timoria: Casa mia
Canzone beatlesiana, ma con classica cadenza italiana. Praticamente un omaggio al primo beat italiano, e in particolare ai bei suoni e alle atmosfere sognanti dell'Equipe 84. Stupisce casomai che i selezionatori abbiano ammesso un gruppo e allo stesso tempo l'ex cantante dello stesso gruppo, ovvero Francesco Renga.
Michele Zarrillo: Gli angeli
E' proprio un peccato. Zarrillo è un bravo musicista, uno di quelli che vive una relativa invisibilità, e spesso i suoi pezzi vengono scoperti dieci anni dopo. Ma anche questa volta ha costruito una buona canzone che si disperde in un arrangiamento troppo piatto e banale, rischiando di sminuire la sua già timida personalità.
Per quanto riguarda "S. Remo giovani", sappiamo che i ragazzi hanno tanta emozione e che il loro sogno finalmente si è realizzato: cantare sul palco dell'Ariston. Tra questi troviamo anche Marco Morandi, che con quest'anno è la terza volta che si ripresenta tra le nuove proposte. Evidentemente non è abbastanza bravo per entrare far parte dei vip. Per concludere questa nostra analisi Sanremese, vi lasciamo con i nomi e i titoli di coloro che in futuro diventeranno le nuove stelle della musica italiana:
Giacomo Celentano - You and me
Dual Gang - Sarà la primavera
Gianni Fiorellino - Ricomincerei
Valentina Giovagnini - Il passo silenzioso della neve
Giuliodorme - Odore
La Sintesi - Ho mangiato la ragazza
Marco Morandi - Che ne so
Off Side - Quando una ragazza c'è
Simone Patrizi - Se poi mi chiami
Plastico - Fruscio
78 Bit - Fotografia
Daniele Vit - Non finirà
Fanno parte del gruppo anche i cantanti provenienti dall'Accademia della Canzone di Sanremo:
Archinuè - La marcia dei santi
Botero - Siamo treni
Andrea Febo - All'infinito
Anna Tatangelo - Doppiamente fragili
Voto
6 ½