Il noto vignettista Sergio Staino è nato a
Piancastagnaio nel 1940: laureato in architettura, vive sulle colline di
Scandicci, e come disegnatore satirico il suo personaggio più famoso è
sicuramente Bobo, che ha debuttato nel 1979 sulle pagine di “Linus”. Nel ricco curriculum
di Staino
– insieme ai colleghi Ellekappa ed Altan tra i più grandi vignettisti satirici
di sinistra – figurano collaborazioni a “L’Unità” (dal 1982 fino alla
sospensione del quotidiano nel 2000), “TV Sorrisi e Canzoni”, il “Venerdì di
Repubblica”, “Smemoranda”, “Cuore”, “L’Espresso”, “Panorama”, il “Corriere
della Sera”, “Panorama” ed ovviamente a “Tango”, settimanale satirico da lui
stesso nel 1986 fondato e diretto (tra il 1987 e il 1988 ha inoltre diretto per
RaiTre la rubrica satirica “Teletango”). Staino ha
infine diretto (e sceneggiato) due film - Cavalli si nasce del 1988 e Non
chiamarmi Omar del 1992 – e pubblicato numerose raccolte, vincendo molti
premi per la satira: l’ultima in ordine di tempo è Il romanzo di Bobo,
che raccoglie un gran numero delle strisce incentrate sul personaggio di Bobo ed
apparse su “L’Unità” tra il 1997 ed il 2000. Particolarmente estroso è
l’ordinamento del volume: anziché optare per un taglio cronologico Staino ha
preferito crearsi anomale categorie come le Rose, gli Eroi, i Tarallucci, i
Vini e le Stelle: se tale scansione sembra curiosa è perché è effettivamente
curiosa, ma pagina dopo pagina lascia intravedere una ben precisa logica di
riepilogazione interna. Per quanto le strisce di
Bobo siano state spesso ispirate a dati di cronaca, a distanza di tempo
risultano comunque dotate di autonomia e vita propria. E Bobo si
conferma un personaggio ancora oggi assai vitale dopo oltre vent’anni di
onorata carriera satirica, un personaggio dalla decisa valenza autobiografica,
con la moglie peruviana, i due figli e l’amico Molotov: un uomo di buona
volontà e convinto militante di sinistra, ma spesso confuso dai cambiamenti di
nome del partito e da una linea che, tra Occhetto, D’Alema e l’Ulivo, finisce
per farsi tortuosa. Ne Il romanzo di
Bobo figurano infatti molti dubbi, e non solo dal punto di vista
politico, ma sulle tematiche che risultano di difficile spiegazione per
qualunque padre, compreso Bobo: il caso
Sofri, il razzismo, l’ex
Jugoslavia, la prostituzione, il selvaggio dilagare della New Economy,
l’emarginazione, la morte degli ideali, il dramma delle donne afgane. Un libro
di narrativa disegnata che molto fa ridere ma molto più fa pensare, come è
logico attendersi da bandes dessinées d’ambito non comico ma satirico.
Questa raccolta è aperta da una bella introduzione firmata da Antonio Tabucchi,
che ha stilato per l’occasione un dettagliato (quanto sentito) ritratto di Bobo.Sergio Staino, Il romanzo di Bobo, Milano,
Feltrinelli, 2001; pp. 224
Voto
7½
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