Daniel Clowes, Ice Haven, 2007
Daniel Clowes, Ghost World, 2008
Daniel Clowes, Come un guanto di velluto forgiato nel ferro, 2009
Ogni
qual volto ci troviamo di fronte ad un opera di Clowes, e come
varcare la porta dei sogni e vedere dove ci traghetteranno le sue tavole
disegnate. Questa volta ci conduce in uno squallido
cinema porno, dove Clay assiste alla proiezione di un film intitolato Come un
guanto di velluto forgiato nel ferro. Con scalpore, scopre che la protagonista
è la sua ex-moglie. Clay decide di rintracciarla e si mette in viaggio alla
ricerca della casa produttrice della pellicola. Ma
quella che attraversa è un suolo americano fertile di gente impazziata, dove
una setta hippie sogna un mondo popolato da sole donne con un unico uomo a capo
che riesce a prendere in ostaggio il presidente americano in carica. Dove la
polizia è più feroce che mai, marchiando le vittime con un simbolo ignoto e la
gente comune sono mostri e freaks di ogni specie. Pubblicato sulle pagine di Eightball,
la rivista monografica creata da Clowes a fine anni ottanta e inizio novanta, è il primo lavoro di rilievo dell’autore di Ghost world e si vedono da
subito i primi germi della sua creatività e un tratto distintivo unico e
indelebile nella sua carica visiva. Ovviamente i freaks sono innocui, chiusi
nella loro tormentata solitudine, ma è la grettezza dei normali a
rappresentarne il discredito di una morale oramai esangue nel suo propagarsi
come orrore senza via di uscità che infetterà pure Clay. La normalità come
coltre di perpetue mostruosità, che si dipanano in un disegno già maturo e ben delineato nel suo specifico contrasto in bianco e nero,
coaudiovato da dialoghi sardonici e allo stesso tempo sottili come una lama
tagliente. Un graphic novel suggestivo nella sua aurea underground di
inimitabile valore.
Voto
8 ½