Marco Vichi, Morte a Firenze, 2009
Marco Vichi, Per nessun motivo, 2008
Marco Vichi, Nero di Luna, 2007
Marco Vichi, Parole e musica, 2005
Marco Vichi, Donne Donne, 2000, una critica al maschile
Marco Vichi, Donne Donne, 2000, una critica al femminile
Marco Vichi, L'inquilino, 1999
La Firenze
di Vichi è infangata
negli anni ’60 con gli stivali sporchi di mota del dopoguerra che stenta a
rialzarsi, decadente come la
Venezia di Thomas Mann. Siamo nei giorni antecedenti
all’alluvione del novembre del ’66. Il quadro è grigio in “Morte
a Firenze” (Guanda, 17 euro, 344 pp) in questa
nuova indagine del commissario Bordelli che fuma come una ciminiera, si ingozza, pentendosi, di intingoli unti, pericolosi per il
proprio fegato, beve grappe d’annata e soprattutto s’innamora ad ogni angolo. E’
un latin lover sfortunato e pavido, incerto e insicuro. Un
uomo comune al servizio della Legge. Non il vitellone da spiaggia
riminese che proprio in quegli anni furoreggiava. Scordatevi le vacanze romane.
Marco Vichi nel 2009 è stato protagonista dello spettacolo “L’anima della terra
vista dalle stelle”, assieme a Margherita Hack e Ginevra De Marco. Lo spettacolo, che
è stato proposto due volte al Metastasio: venerdì 9 Ottobre
e in occasione dell’edizione 2009 del Festival dell’Economia3
di Prato, indaga
il rapporto tra noi e l’universo che ci accoglie.
Nel libro invece l’Arno è gonfio, così come le lacrime per la nuova tragedia
cittadina: lo stupro, e l’uccisione, di un bambino. Si
tuffano le mani nel torbido. Il clima è una cappa pesante. Rumore di foglie
secche, cadaveri e divise. Un misto di rabbia repressa, frustrazione, memorie
inascoltate, ricordi violenti come in certe piece di Ugo Chiti. Oggetti dimenticati e nostalgici: l’auto Flavia, la Sip,
le lire. Il grigiume esce dalle righe e inzacchera le pagine umettandole d’impotenza,
da parte delle forze di Polizia, e una certa rassegnazione lamentevole tutta
fiorentina. E’ un mondo losco dove il Bene ed il Male vanno a braccetto, si
penetrano per osmosi ed i confini non sono così decisi e puntuali. Prostitute e
antifascismo fanno da sfondo sociale e antropologico, come un autunno che preannuncia gli anni di piombo. Bordelli è
una mosca bianca che lotta con le poche armi a disposizione. Intuito
e cervello alla faccia delle nuove tecniche d’investigazione, del luminol o della prova del dna. Leggere
Vichi-Bordelli rassicura perché, alla fine, in fondo, il colpevole è messo dietro
le sbarre, “assicurato alla giustizia”, come riportavano le vecchie cronache
giornalistiche. La famosa certezza della pena.
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