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Paolo Peri
Storia e arte del ricamo, Il Punto di Casalguidi
Made in Pistoia, senza rivali
Settegiorni Editore, 35 euro,180 pagine

 




                     di Tommaso Chimenti


La tradizione, le radici, la cultura popolare a Casalguidi, Casale per i suoi abitanti, è sintetizzata nella preziosissima ed antica arte del ricamo. Una tecnica che è divenuta sinonimo, in tutto il mondo, della manualità e dell’inventiva professionale della provincia pistoiese. Adesso un corposo e puntuale volume, “Storia e Arte del Ricamo. Il Punto di Casalguidi”, (180 pagine, Settegiorni Editore, 35 euro) raccoglie sia una la parte storica, sia quella più legata al territorio. Il manuale tecnico, tradotto anche in inglese perché il tomo verrà esportato all’estero, nelle ultime pagine, fortemente voluto dal Club del Ricamo di Casale del presidente Bartolomeo Bardelli, è sicuramente il fiore all’occhiello dell’intera opera. Un lavoro a firma del più grande esponente europeo di storia del costume, il professor Paolo Peri, massima autorità nel settore del tessuto e, ovviamente, del ricamo: “Un ago in mano fa apprezzare di più la manualità – spiega provocante l’autore – meglio ricamare che stare sulle punte”. Gli accurati testi sono corredati dalle fotografie di Carlo Chiavacci, Francesca Pagliai e Theodoros Selianitis. “Il ricamo esprime la coesione delle persone con il loro territorio – interviene la giovane assessora alla cultura di Serravalle, Simona Querci – un lavoro che viene apprezzato in tutto il mondo, un vero gioiello del quale andare fieri per raffinatezza, ricercatezza, competenza e passione”. Forse il ricamo è rimasto uno dei pochi settori dove il famoso “made in Italy” e made in Tuscany ancora non ha rivali: “Le maestranze cinesi, bulgare, rumene sanno far tutto – commenta Cristina Giorgetti docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze – tranne che il ricamo. Bisogna crescerci ricamando, allenarsi fin da piccoli, non si può improvvisare. La nostra scuola arriva diretta dal Medioevo, passando per il Rinascimento fino all’Ottocento”. Ma il ricamo è visto come tatuaggio, come linguaggio, parola e segni da tramandare nei secoli. “E’ il nostro dna – prosegue la Giorgetti – che ha insiti segni e rimandi e citazioni. Ad esempio quando si ricama un grappolo d’uva si dice fertilità. E’ senza dubbio frutto delle mani ma anche di un’estrema intelligenza, un’arte iniziatica, per pochi ma che si rivolge a molti”. Nei ricami si ritrovano storie e descrizioni, veri e propri racconti che aiutavano la narrazione orale paesana, come geroglifici, disegni e iscrizioni: “Il ricamo è come un grande libro ed i ragazzi toccando e sentendo i ricami imparerebbero meglio la storia d’Italia”.

Voto 7 

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