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  27/04/2024 - 05:48

 

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Pier Maria Bocchi
Mondo Queer – cinema e militanza gay
Una anormalità libera e sfuggente
Lindau, Le comete, pp. 216, € 19,00

 




                     di Matteo Merli


Questo libro, come viene specificato nell’introduzione, vuole essere un saggio che analizza lucidamente non solo le pellicole gay, nel suo essere film, lontano da qualsiasi dichiarazione politica; ma si vuole inserire in una più vasta visione che porta ai nodi principali della questione quotidiana di vivere e sentire il pensiero anormale gay. Oggi irrimediabilmente la militanza

( matrigna ) che ha contraddistinto i movimenti gay negli anni della presa di coscienza, devono riabilitarsi in un contesto lontano dalle pastoie e moine del politicamente corretto, per diventare il senso ultimo di un vissuto che incarni una nuova consapevolezza, senza ipocrisie e lontani dalle barriere morali esistenti della cultura fallocentrica imposta da una ortodossia eterosessuale. In poche parole il saggio di Pier Maria Bocchi, ragiona sulle cause e sugli effetti di una metodologia queer che non ha più trovato soluzioni integrative pervicaci, attraverso manifestazioni di festival a tema o di riconoscimenti iconici orami desueti nella sua forma sociale, ma che si trasformi in concreto come elemento non omologante. Per intenderci, come viene spiegato nel bel capitolo “l’omosessualità nei generi”, l’omosessualità deve diventare finalmente storia tra la storia, e non tema, e questa sarebbe il riconoscimento di una vittoria: la libertà di mercato dell’omosessualità, anche se questo comprometterebbe la sua specificità e quella differenza contro-omologante. Come è vero che il queer e di sua natura lo slittamento del genere ( gender ), fuori dalle coordinate preordinate, e se è vero che l’omosessualità si voglia liberare dalla catalogazione della cultura dominante, deve diventare un virus che contamini essa. Solo assumendo queste caratteristiche, il pensiero queer non diventa istituzionalizzato e ugualitario come agli altri, ma possa correre parallelamente, conquistando una importanza giustamente paritaria, ma con le proprie differenze, distanziandosi dalle dinamiche consuete. Questo si può spostare dal contesto cinematografico per innestarlo in una nuova visione queer dell’oggi, che si rinnovi sia nel linguaggio culturale e critico, modulando attitudini nuove contro i codici tradizionalistici. Un saggio che ha la forza della ragione, non intesa ideologicamente, ma libera dagli intendimenti esterni, che processa con spirito critico la militanza matrigna, le istituzioni del potere, passando per l’iconografia virile e queer, con il passo solido e intransigente di chi vuole far risaltare l’impasse del tempo e di una ottusità irragionevole che proviene dal considerare i concetti di allora come consuetudini normalizzanti. Non meno interessante e il paragrafo dedicato allo stereotipo queer, che analizza i diversi film e autori nelle diverse correnti. Il vittimismo è una componente discutibile in alcuni frammenti della cinematografia viscontiana, mentre Fassbinder è capace di esplorare l’erosione dell’istituzionalismo indotto, quanto a Derek Jarman, il suo cinema si rifugia in una rancore militante, che con gli anni, è invecchiato nel suo argomentare tale universo. Considerazione a margine di opere che assumono agli occhi ancorati di oggi un nuovo significato e attente valutazioni. Per concludere una efficace intervista al regista indipendente Bruce LaBruce, che sottolinea e amplifica con le sue parole i concetti portati avanti dal saggio. Mondo Queer è una occasione unica per comprendere che l’anormalità sfuggente, non ha colori ma solo emozioni condivisibili.

Voto 8 ½ 

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