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Grazia Paganelli
Segni di Vita. Werner Herzog e il cinema
Un cercatore di storie
Museo Nazionale del cinema, Editrice Il Castoro, pp.320, € 30,00

 




                     di Matteo Merli


Quando si pensa alla Germania, viene in mente un paese freddo e inospitale, nella sua mentalità rigida, ma se si guarda in profondità nelle radici culturali di questa nazione, si rimane sorpresi dagli autori eclettici e artisti che la storia ha consacrato.

Per quanto riguarda la settima arte, un nome spicca in misura ideale: Werner Herzog, per la sua attitudine cosmopolita e con quella forza espressiva, senza vincoli, proveniente da un passato glorioso e senza compressi come gli anni sessanta.

Il regista tedesco è un viaggiatore instancabile, tra paesi sconosciuti, posti incastonati in una bellezza selvaggia ma ipnotica, come elementi non solo presi dal documentare la realtà, ma riflessi anche nel suo cinema, con storie espresse nel comprendere l’anino umano nelle inestricabili mosse del suo pensiero quotidiano. Il viaggiare è sprofondare nei sogni, fluttuare nelle fantasie per comporre storie incredibili, queste solo le parole dell’autore di Fitzcarraldo nel creare il suo mondo immaginifico. In occasione di un imperdibile evento, svoltosi dal dal 15 gennaio al 13 febbraio 2008 a Torino, in occasione di Segni di vita – Werner Herzog e il cinema, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, in omaggio a uno dei registi più interessanti ed estremi del nostro tempo, che proprio nel 2007 ha festeggiato i suoi quarantacinque anni di attività, viene pubblicato questo prezioso volume.

Il libro indaga, attraverso una lunga intervista i temi salienti nel cinema di Werner Herzog, analizzando i singoli film ma anche seguendo le linee guida che collegano tra loro le varie opere del regista tedesco. Questa conversazione inedita è stata realizzata dopo le riprese del suo ultimo documentario Encounters at the End of the World, e si attraversa argomenti come la natura, il viaggio e il paesaggio, ma anche concetti di messa in scena, come il realismo, l’utilizzo della musica, il linguaggio espressivo della macchina da presa.

Lo spirito sorprendente che ne risulta da questo ritratto, rivela un Herzog come grande incantatore delle imprese umane, in un universo naturale di intrinseca bellezza, ma sfuggente alle logiche del pensiero moderno e calcolatore dell’uomo. Il suo sguardo si spinge verso l’esplorazione visionaria di volti e luoghi, che sprigionano una verità spesso fatale, ma viva e pulsante, riconducibile a una obiettività sincera. A conclusione di questo splendido libro, 150 magnifiche immagini e una filmografia completa.

Voto 9 

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