Bilal è un giovane curdo
di appena diciassette anni letteralmente alimentato dal sogno di
riunirsi con la sua ragazza, Mina, da poco emigrata in Inghilterra e promessa
sposa ad un ricco cugino. Dopo aver attraversato tutta l’Europa ed averne
passate di tutti i colori, Bilal si ferma a Calais e tenta di salire
clandestinamente su un traghetto, ma fallisce. Bloccato nel
girone infernale dei clandestini diretti in Inghilterra ma fermamente deciso ad
attraversare la Manica
a nuoto, il ragazzo si reca alla piscina comunale, dove incontra Simon, un
istruttore di nuoto di mezz’età, ormai vicino alla separazione dalla moglie,
che continua ad amare in silenzio. Colpito dal coraggio di Bilal, Simon accetterà di allenarlo pur avvisandolo della
proibitiva impresa natatoria che dovrà sostenere: una traversata di dieci ore
consecutive, senza assistenza di sorta, in acque gelide, percorse da forti correnti
e da navi smisurate che passano ogni dieci minuti. Aiutando il ragazzo, Simon
finirà per esporsi alla denuncia di vicini di casa troppo zelanti in materia di immigrazione. L’amicizia con Bilal
aiuterà comunque Simon, che naviga in torbide acque
esistenziali, a superare la cortina di indifferenza che aveva contribuito ad
allontanarlo dalla moglie, che invece è una volontaria molto impegnata
nell’assistenza agli immigrati clandestini. La situazione progressivamente
precipiterà costringendo il ragazzo a tentare la fortuna per rivedere Mina, che
il padre ha già promesso in sposa ad un ricco cugino. Questo intenso film
drammatico firmato da Philippe Lloret
ha conquistato il premio del pubblico all’ultimo festival di Berlino ed a
sorpresa è poi diventato un campione d’incassi in patria, nonostante sia
incentrato su una tematica oggettivamente difficile.
Il regista di Welcome, molto
polemico con i recenti sviluppi normativi a sfavore dei clandestini, ha peraltro ravvisato una sinistra
analogia con il passato: dare aiuto ad un clandestino in difficoltà nella
Francia di oggi oppure offrire un nascondiglio ad un ebreo durante l’occupazione
nazista conduce comunque in carcere chi si è fatto carico di questi gesti
d’umanità, anche se sono passati oltre sessant’anni;
nel corso del film la moglie del protagonista assiste infatti all’espulsione di
due clandestini (che non avevano fatto niente) da un supermercato e, dopo aver
protestato con gli impiegati, osserva mestamente che anche la Shoah
è cominciata così, mentre tutti i non Ebrei preferivano far finta di non
vedere. La storia tra l’altro non risparmia affatto lo
spettatore con risvolti buonisti e confortanti:
sequenza dopo sequenza i protagonisti del film di Lloret sopportano disagi e si espongono a
rischi senza un happy ending
ad attenderli all’orizzonte dall’altra parte della Manica, perché spesso la
realtà non è affatto rassicurante. Welcome racconta
un dramma esistenziale di scottante attualità in modo asciutto ed essenziale ma
al tempo stesso incisivo e coinvolgente, anche grazie all’intensa
interpretazione di Vincent Lindon. Da vedere per
riflettere.
Welcome, regia di Philippe Lioret, con Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi; drammatico; Francia; 2009; C.; dur. 1h e 50’
Voto
8
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