L’esordio dietro la macchina da presa di Stephen Gaghan, premiato con l’Oscar 2001 per l’intricata sceneggiatura di Traffic, è un inesorabile mosaico narrativo che si ispira a La disfatta della Cia di Robert Baer. Come accadeva nel film di Soderbergh sul mondo della droga, le microstorie intrecciate al centro di Syriana nel loro complesso intendono offrire una fotografia a trecentosessanta gradi degli interessi, dei traffici, delle speculazioni, delle trame vorticanti intorno alla galassia petrolifera. La storia si basa su un assunto di mercato che fa ribrezzo ma si rileverà inesorabilmente logico – “La corruzione ci tiene al sicuro e al caldo” –: tutto inizia a ruotare fin dall’inizio, ex abrupto, intorno ad un grosso affare che vede il gruppo petrolifero texano Connex tramare nell’ombra per impedire l’ascesa all’emirato da parte del principe Nasir, intenzionato a gettare le basi dello sviluppo del proprio paese con una politica riformista che gli Stati Uniti osteggiano. Seguiremo la vicenda da svariati punti di vista: c’è quello dell’agente Cia Bob Barnes , che ha passato la vita a combattere il terrorismo in Medio Oriente senza mai far domande ma si ritroverà a vestire gli scomodi panni del capro espiatorio dopo aver fallito l’esecuzione dello scomodo principe; c’è un giovane analista americano assunto come consigliere personale da Nasir; c’è un giovane operaio che ha perso lavoro e si voterà al terrorismo; e ci sono infiniti managers, avvocati e politici che tramano nell’ombra per mantenere lo status quo, salvaguardare i propri interessi e arricchirsi sempre più. Si tratta di un film corale , caratterizzato da sottotrame che si alternano in continuazione e scorrono parallele in direzione della fine annunciata: una pellicola assolutamente da non perdere, ma che richiede elasticità ed un’attenzione continua (consigliata a spettatori ‘freschi’, insomma).

Voto 8