Emanuele Crialese, già autore di Respiro, la pellicola vincitrice della Sémaine de la critique al 55° Festival di Cannes, è tornato dietro la macchina da presa cimentandosi per la prima volta in carriera con un film in costume incentrato sull’odissea degli emigranti in America all’inizio del secolo scorso. Nuovomondo prende avvio tratteggiando un vivido quadro dell’arretratezza e delle superstizioni della Sicilia dei primi anni del Novecento, dove il contadino Salvatore Mancuso, rimasto vedovo con due figli ed anziana madre a carico, resta affascinato dalle storie e dalle immagini che arrivano dal nuovo mondo al suo ristretto orizzonte locale: nella sua mente sorge così in modo spontaneo il sogno della fuga dalla miseria che lo circonda, una fuga alla volta dell’America, dove condurrà la propria famiglia in cerca di pane e lavoro. Alla fine il sogno si realizza e Salvatore lascia terra, casa ed animali per imbarcarsi su una nave con destinazione New York. Nel corso della traversata il protagonista conosce Lucy, una signorina inglese che viaggia da sola, ma è senza mezzi ed in cerca di un marito in grado di provvedere a lei. Superato l’Atlantico, la nave approda ad Ellis Island, dove la famiglia Mancuso sarà attentamente vagliata sotto il profilo igienico, comportamentale e psicofisico, al fine di essere giudicata degna di entrare in America, terra promessa dove ogni emigrante confida di trovare pane e lavoro: ma, grazie alla loro ostinazione contadina, riusciranno (quasi tutti) comunque a superare ogni difficoltà. Non si tratta tanto di un film sull’emigrazione quanto del sogno di una vita diversa, da realizzare attraverso una rinuncia integrale all’antica vita da cui si tenta di fuggire: non a caso Nuovomondo è caratterizzato da incisivi inserti onirici – che Fellini certo avrebbe apprezzato – a contrappuntare l’itinerario esistenziale del protagonista, infine approdato al favoloso fiume lattiginoso che nel suo immaginario si aspetta di trovare in territorio americano. Una storia emozionante per un film splendido sotto il versante registico, tanto che a Venezia 2006 si sono inventati un Leone d’argento per la miglior rivelazione per rendere il giusto omaggio a Crialese. Da non perdere.

Voto 8