Intervista a Robert Altman
Doctor T and women

Bastano le prime immagini del film per renderci conto che ci troviamo dinanzi ad un grande maestro. L'abilità con la quale riesce a rendere, attraverso una mirabile carrellata con ampi e circolari movimenti di macchina, con scioltezza, il caos che regna nella affollatissima clinica del Dottor T, è davvero da manuale. Altman è pienamente padrone di un tessuto, fitto di piccole storie, particolarmente leggero ed esile. In occasione del matrimonio della prima figlia, il Dottor Travis, di professione ginecologo, si ritrova in casa, la cognata e le sue rumorosissime bambine. Presenze femminili che si sommano al suo personal harem che comprende moglie, segretaria e tutte le sue pazienti. Travis ama le sue donne che si dividono tra lussuosissimi centri commerciali, palestre e cause per battezzare con un nome femminile una nuova autostrada. Le idolatra smisuratamente considerandole creature di un paradiso perfetto. Da qui comincia la disgregazione di quest'immagine alterata e falsata dalla sua incapacità di leggere veramente le donne nonostante le conosca nella più profonda intimità; così la moglie comincia un'ineluttabile regressione nell'età infantile, la figlia è presa da una relazione omosessuale, la cognata nuota nell'alcol, la figlia minore è profondamente infelice mentre le sua segretaria lo ama, in segreto, pazzamente. Incontra poi una nuova donna che sembra dargli una nuova linfa vitale ma sarà po' così. Altman in più di due ore distilla ironia, perfidia e sarcasmo in un film orchestrato perfettamente dove, nonostante le apparenze che potrebbero far pensare alla misoginia, ad uscirne perdente è proprio il sesso maschile, colto non nel suo "machismo" ma nell'inerzia e nella ingenuità. Attori in stato di grazia dallo stesso Gere fino alla Fawcett ma non vanno dimenticate la magistrale Helen Hunt e Shelley Long. Il film però, privo di mordente, non aggiunge nulla al cinema né contemporaneo né di Altman.

Voto 6