In una stagione autunnale, dove i titoli d'autore di maggiore interesse provengono dall'ultimo Festival di Cannes (vedi gli ultimi film di Von Trier, Ivory,Kar-Wai e dei fratelli Coen), c'era molta attesa per l'uscita nelle sale nostrane de "Le cose che so di lei", primo lungometraggio di Rodrigo Garcia. Non si può fare a meno di accennare alcune note biografiche del regista; Rodrigo Garcia altro non è che il figlio di Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la Letteratura ed autore di capolavori come "Cent'anni di solitudine" (citato dal personaggio interpretato da Cameron Diaz) e "L'Amore ai tempi del colera". Ci si potrebbe aspettare uno scenario caraibico pieno di fascinazioni ed infinite storie mentre unici residui degli abitanti di "Macondo" sono una cartomante e una stracciona, versioni metropolitane delle figure nomadi, gitane e magiche create dalla straordinaria penna di Marquez. Ambientato in un'ovattata Los Angeles "Le cose che so di lei" è un inno, una dichiarazione d'amore all'universo femminile ma contrariamente all'ambientazione tipicamente Hollywoodiana, il film ha molto più da condividere con il cinema europeo soprattutto quello di Kieslowski. Sette ritratti di donna costruiti su altrettanti episodi che propongono sofferenze, ansie, dolori, sensi di colpa, aspirazioni, frustrazioni, gioie e sorprese vissute da "eroine" diverse per età, temperamento, professione ed estrazione sociale. Garcia, che ha anche scritto la sceneggiatura, ha a sua disposizione uno stuolo d'attrici di prima classe e considerato il suo passato come direttore della fotografia e operatore, è evidente il controllo tecnico del mezzo cinematografico. Tuttavia la sua opera non convince del tutto, perché fondamentalmente manca di coraggio ed è priva di mordente. Per paura di sfociare nel sentimentalismo più facile, tutti i toni emozionali del film sono controllati ed i tentativi di arricchire il film con il lirismo visivo non è sempre vincente. Naturale è la mancanza di una collocazione cinematografica ben precisa, a tratti dà l'impressione di un film corale tra Altman e Lelouch ma alla resa dei conti il regista non sa tenere, narrativamente, i fili dell'intreccio. Così come i vaghi richiami bergmaniani restano solo un'intenzione. A favore de "Le cose che so di lei", ci sono le interpreti, tutti in un stato di grazia; superbe come sempre Glenn Close e Holly Hunter, sorprendente la prova di Cameron Diaz nel ruolo di una ragazza cieca e buona anche la prestazione della nostra Valeria Golino.
Le cose che so di lei, regia di Rodrigo Garcia, con Glenn Close, Cameron Diaz, Holly Hunter, Valeria Golino; drammatico; Usa; 2000; C
Voto
6-
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