In fondo può sembrare una parola d'ordine ma il "gioco", per antonomasia, è da sempre ricollegato al bambino, all'infanzia. E l'ultimo lavoro di Marina Paris, presso la Galleria romana Volume!, è proprio ad essa che guarda. Decontestualizzando uno spazio esterno, l'artista riesce sapientemente a toccare nel vivo, chiamandolo in gioco, ogni senso.
Si entra, si è al chiuso, ma in realtà si esce, si è all'aperto. Si è in mezzo ad uno splendido prato verde, dall'inebriante profumo d'erba, in una splendida giornata di sole. Non c'è nessuno, ma in realtà si è in compagnia di un chiassoso nugolo di bambini. Che giocano. Ma lo strumento del gioco, l'altalena, è vuota, seppur continua il suo dondolio. Qualcuno è appena sceso ed è andato via e l'altalena continua il suo solitario andirivieni.
La Galleria Volume! anche in quest'occasione, cambia completamente il suo aspetto, e gli spazi vengono articolati in due separati ambienti, quello del gioioso gioco dei bambini e quello vuoto e triste dell'altalena. Un percorso studiato che volutamente vuole spiazzare lo spettatore.
In un'altra stupenda installazione presso la "vetrina" di Lipoli a Via Margutta, Marina Paris aveva adottato l'altalena, quella volta però occupata da un attore-Pinocchio con un naso infinitamente lungo. Nel suo lento dondolio, quel lunghissimo sbatteva ripetutamente sulla vetrina o lo ostacolava in qualsiasi movimento.
Con questa nuova e perfetta installazione, l'artista continua perciò il suo lavoro sull'infanzia, o meglio sulla memoria. Poetica già enucleata sin dai suoi primi lavori esposti a Roma, nel 1996, nella Galleria Giulia dove, oggetti di uso quotidiano, quali grembiuli, passamontagna, giacche, venivano attraverso un lento processo artistico rese come sculture, svuotate però della loro anima.
Inaugurata il 24 novembre, la mostra sarà visitabile fino al 9 dicembre 2003.
Voto
7 *