Alla
Biennale veneziana del 1993 propose La preghiera ecumenica per la salvezza
dell’arte e della cultura, ma le sue provocatorie sperimentazioni sono iniziate
ben prima. Stiamo parlando di Emilio Isgrò, l’artista messinese a cui il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci
di Prato dedica la grande
retrospettiva Dichiaro di essere Emilio Isgrò, a cura di Marco Bazzini e
Achille Bonito Oliva.
Dichiaro
di essere Emilio Isgrò, la mostra dedicata al vate della poesia visiva, si
inaugura sabato 2 febbraio 2008 nelle sale espositive del Centro Pecci per
ripercorrere le tappe fondamentali dell’attività di Emilio Isgrò,
artista, scrittore e soprattutto poeta. Ha percorso l’universo poesia visiva a
360 gradi, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. E di sperimentazione in
sperimentazione, è riuscito a stupire e affascinare lo spettatore, inducendolo
a una riflessione ideologica e interpretativa. Dichiaro di essere Emilio Isgrò, oltre
ad essere il titolo della retrospettiva, è il grande lavoro (400 x 300 cm) che apre la mostra. E’
mezzo secolo che Isgrò duella con la parola. Dai primi anni ’60 l’autore iniziò
a realizzare le sue celebri cancellature, cioè delle opere eseguite
intervenendo sui testi coprendo manualmente alcune parti, cancellando, con un
segno denso, alcune parole e quindi evidenziando soltanto piccoli frammenti di
frasi.
“Alle
origini, probabilmente, la cancellatura
non fu che un gesto: uno dei tanti gesti che gli artisti compivano un tempo per
segnare di sé il percorso della vita e del mondo - sottolinea Isgrò -. Essa mi
si è di fatto trasformata tra le mani anno per anno, minuto per minuto,
piegandosi meglio di quanto volessi o sperassi al mio desiderio d’artista”.
Cancellare,
come un gesto paradossale di distruzione e ricostruzione, per dare nuova linfa
alle parole, a un nuovo messaggio portatore di significati essenziali. L’inutile
è spazzato via. La cancellatura diviene la lingua inconfondibile di una ricerca
artistica che, pur anticipando il concettuale, con il passare del tempo tende
sempre più ad affermare una propria autonomia.
Nelle opere di Isgrò le scritte dialogano con le
immagini fotografiche, elemento linguistico e percezione visiva interagiscono,
suggerendo una più profonda lettura dell'opera che va al di là del semplice
impatto estetico.
Con la poesia
visiva il corpo dell’arte sale sul palcoscenico della pagina, luogo della
rappresentazione poetica, in cui agiscono dimensione spaziale e temporale: ecco
così l’artista, nel 1971, addentrarsi con Dichiaro di non essere Emilio Isgrò
nel campo di competenza dell’immagine figurativa, sfiorando contemporaneamente
pittura, scultura, performance, architettura, scenografia e teatro.
Nella
retrospettiva le tematiche affrontate dall’artista di Barcellona Pozzo di Gotto
sono sottolineate dalle opere e installazioni storiche e di elevato valore
quali, per gli anni ‘60: i Titoli di giornale; Volkswagen; Cancellatura
(Ideologia della sopravvivenza); Poesia Jacqueline; Attila; Paolo e Francesca;
Anabasi; L’attacco isterico (Freud); Il Cristo cancellatore (installazione di
38 libri); Trittico del Vecchio Continente.
Per
gli anni ’70: Enciclopedia Treccani; L’avventurosa vita di Emilio Isgrò nelle
testimonianze di uomini di stato, artisti, scrittori, parlamentari, attori,
parenti, familiari, amici, anonimi cittadini (installazione per 60 elementi);
Semibreve da Haydn; La Q di Hegel; Allende ( e altri telex cancellati); Trittico della Rivoluzione;
Particolare da Montale: Il presidente Mao dorme; Mao Fuma, Henricus Kissinger,
ex; Bagnasco; Particolare da Andreotti; Chopin (installazione-partitura per 15
pianoforti).
Per
gli anni ’80: Biografia di uno scarafaggio; Cancellatura candida; L’Ora
italiana (installazione per 20 elementi); La Ciaccona; Johanna
Juditha; Hans Bach; Fredda e senza schiuma. Per gli anni ’90 e opere recenti:
Dittico Antonello Dio; Il Dio di Mozart; Nero Caravaggio; Competition is
competition; Fosforo Phosphorus; Weltanschauung e Mantra siciliano per madonne
toscane, installazione realizzata per l’occasione.
In occasione della mostra
viene editato un catalogo con testi critici di Achille Bonito Oliva, Marco
Bazzini, Andrea Cortellessa, Alberto Fiz ad accompagnare un’antologia di
scritti dell’artista e un’antologia della critica.
Emilio
Isgrò è nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina nel 1937.
Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz
1956), si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Si dedica alla
Poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1964 inizia la produzione
delle Cancellature, esposte in gallerie e musei italiani e stranieri. Nel 1966
si tiene a Padova la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova.
Nei due anni successivi espone alla Galleria Apollinaire di Milano; espone poi
presso la Galleria
Schwarz nel 1971,
a La
Bertesca di Genova nel 1973 e nel 1974 presso lo Studio G7 di
Bologna, da Lia Rumma a Napoli e alla Galleria Blu di Milano. Nel 1977 vince il
primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano
l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionatagli dal Teatro
alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 1998 il Seme d’arancia
viene installato a Barcellona di Sicilia. Negli anni 1972, 1978, 1986, 1993
viene invitato alla Biennale di Venezia. Dona alla Galleria Nazionale d’Arte
Moderna di Roma la grande scultura Le Tavole della Legge ovvero La Bibbia di vetro, che
resterà esposta al pubblico nella collezione permanente della Galleria. Di
rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi
con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia,
tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de
Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle
ceneri (Camunia, 1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine,
Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003), finalista al premio Viareggio e
vincitore del premio San Pellegrino.
DICHIARO DI ESSERE EMILIO ISGRO’
Periodo espositivo: 3
febbraio / 11 maggio 2008
Inaugurazione: 2 febbraio
2008 ore 18.00
Indirizzo: Viale della Repubblica 277 Prato
Orario: tutti i giorni 10 – 19. Chiuso martedì e 1 Maggio
Ingresso: intero 5 € ridotto
4 €
Informazioni:
+39 0574 5317
Voto
9