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Dichiaro di essere Emilio Isgrò
L’arte della cancellazione
La grande retrospettiva dedicata al vate della poesia visiva
Al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Sale espositive, dal 3 febbraio all’11 maggio 2008. Inaugurazione: 2 febbraio 2008 dalle 18

 




                     di Giovanni Ballerini


Alla Biennale veneziana del 1993 propose La preghiera ecumenica per la salvezza dell’arte e della cultura, ma le sue provocatorie sperimentazioni sono iniziate ben prima. Stiamo parlando di Emilio Isgrò, l’artista messinese a cui il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica la grande retrospettiva Dichiaro di essere Emilio Isgrò, a cura di Marco Bazzini e Achille Bonito Oliva.

Dichiaro di essere Emilio Isgrò, la mostra dedicata al vate della poesia visiva, si inaugura sabato 2 febbraio 2008 nelle sale espositive del Centro Pecci per ripercorrere le tappe fondamentali dell’attività di Emilio Isgrò, artista, scrittore e soprattutto poeta. Ha percorso l’universo poesia visiva a 360 gradi, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. E di sperimentazione in sperimentazione, è riuscito a stupire e affascinare lo spettatore, inducendolo a una riflessione ideologica e interpretativa. Dichiaro di essere Emilio Isgrò, oltre ad essere il titolo della retrospettiva, è il grande lavoro (400 x 300 cm) che apre la mostra. E’ mezzo secolo che Isgrò duella con la parola. Dai primi anni ’60 l’autore iniziò a realizzare le sue celebri cancellature, cioè delle opere eseguite intervenendo sui testi coprendo manualmente alcune parti, cancellando, con un segno denso, alcune parole e quindi evidenziando soltanto piccoli frammenti di frasi.

“Alle origini, probabilmente, la cancellatura non fu che un gesto: uno dei tanti gesti che gli artisti compivano un tempo per segnare di sé il percorso della vita e del mondo - sottolinea Isgrò -. Essa mi si è di fatto trasformata tra le mani anno per anno, minuto per minuto, piegandosi meglio di quanto volessi o sperassi al mio desiderio d’artista”.

Cancellare, come un gesto paradossale di distruzione e ricostruzione, per dare nuova linfa alle parole, a un nuovo messaggio portatore di significati essenziali. L’inutile è spazzato via. La cancellatura diviene la lingua inconfondibile di una ricerca artistica che, pur anticipando il concettuale, con il passare del tempo tende sempre più ad affermare una propria autonomia.

Nelle opere di Isgrò le scritte dialogano con le immagini fotografiche, elemento linguistico e percezione visiva interagiscono, suggerendo una più profonda lettura dell'opera che va al di là del semplice impatto estetico.

Con la poesia visiva il corpo dell’arte sale sul palcoscenico della pagina, luogo della rappresentazione poetica, in cui agiscono dimensione spaziale e temporale: ecco così l’artista, nel 1971, addentrarsi con Dichiaro di non essere Emilio Isgrò nel campo di competenza dell’immagine figurativa, sfiorando contemporaneamente pittura, scultura, performance, architettura, scenografia e teatro.

Nella retrospettiva le tematiche affrontate dall’artista di Barcellona Pozzo di Gotto sono sottolineate dalle opere e installazioni storiche e di elevato valore quali, per gli anni ‘60: i Titoli di giornale; Volkswagen; Cancellatura (Ideologia della sopravvivenza); Poesia Jacqueline; Attila; Paolo e Francesca; Anabasi; L’attacco isterico (Freud); Il Cristo cancellatore (installazione di 38 libri); Trittico del Vecchio Continente.

Per gli anni ’70: Enciclopedia Treccani; L’avventurosa vita di Emilio Isgrò nelle testimonianze di uomini di stato, artisti, scrittori, parlamentari, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini (installazione per 60 elementi); Semibreve da Haydn; La Q di Hegel; Allende ( e altri telex cancellati); Trittico della Rivoluzione; Particolare da Montale: Il presidente Mao dorme; Mao Fuma, Henricus Kissinger, ex; Bagnasco; Particolare da Andreotti; Chopin (installazione-partitura per 15 pianoforti).

Per gli anni ’80: Biografia di uno scarafaggio; Cancellatura candida; L’Ora italiana (installazione per 20 elementi); La Ciaccona; Johanna Juditha; Hans Bach; Fredda e senza schiuma. Per gli anni ’90 e opere recenti: Dittico Antonello Dio; Il Dio di Mozart; Nero Caravaggio; Competition is competition; Fosforo Phosphorus; Weltanschauung e Mantra siciliano per madonne toscane, installazione realizzata per l’occasione.

 

In occasione della mostra viene editato un catalogo con testi critici di Achille Bonito Oliva, Marco Bazzini, Andrea Cortellessa, Alberto Fiz ad accompagnare un’antologia di scritti dell’artista e un’antologia della critica.

Emilio Isgrò è nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina nel 1937. Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz 1956), si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Si dedica alla Poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1964 inizia la produzione delle Cancellature, esposte in gallerie e musei italiani e stranieri. Nel 1966 si tiene a Padova la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova. Nei due anni successivi espone alla Galleria Apollinaire di Milano; espone poi presso la Galleria Schwarz nel 1971, a La Bertesca di Genova nel 1973 e nel 1974 presso lo Studio G7 di Bologna, da Lia Rumma a Napoli e alla Galleria Blu di Milano. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionatagli dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 1998 il Seme d’arancia viene installato a Barcellona di Sicilia. Negli anni 1972, 1978, 1986, 1993 viene invitato alla Biennale di Venezia. Dona alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma la grande scultura Le Tavole della Legge ovvero La Bibbia di vetro, che resterà esposta al pubblico nella collezione permanente della Galleria. Di rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia, 1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003), finalista al premio Viareggio e vincitore del premio San Pellegrino.

DICHIARO DI ESSERE EMILIO ISGRO’
Periodo espositivo: 3 febbraio / 11 maggio 2008
Inaugurazione: 2 febbraio 2008 ore 18.00
Indirizzo: Viale della Repubblica 277 Prato
Orario: tutti i giorni 10 – 19. Chiuso martedì e 1 Maggio
Ingresso: intero 5 € ridotto 4 € Informazioni: +39 0574 5317

Voto 9 

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