Mettere all’Arte il Mondo
1993-1962, la mostra Alighiero & Boetti allestita
al Madre di Napoli dal
21 febbraio all’11 maggio 2009 ha il merito di
illustrare il metodo creativo di Alighiero Boetti (1940-1994), un'artista "singolare"
che nel tempo è riuscito a diventare
"plurale", cambiando nel 1972 il proprio nome in Alighiero & Boetti.
Torinese d’origine, Boetti
è stato tra i più importanti esponenti del movimento
Arte povera e dell’Arte Concettuale. Nel corso della sua vita si avvicina a
molteplici discipline dalla musica alla matematica, dalla filosofia all’esoterismo,
dalle culture africane a quelle del Medio ed Estremo Oriente, verso le quali compie molti dei suoi viaggi.
Ogni progetto artistico ha sempre al centro primo momento di ideazione,
svolto singolarmente dell'artista, e poi concretizzato, materializzato e
diffuso attraverso un'elaborazione a
più mani nella quale gli esecutori non sono semplice manovalanza, ma
artefici. Boetti dà vita ad
un concetto di creatività diffusa: l'artista dà i suoi input al corpo sociale
che raccogliendoli si fa artefice, confermando un rapporto di scambio e di
complice dignità. Artista e artefice
si muovono insieme un territorio fertile in cui l’immagine, apparsa nella mente
dell’ideatore, diventa fonte di gioco e si concretizza
nelle mani di altri.
Il percorso
della mostra intende sottolineare il nomadismo
culturale ed esistenziale di un'artista che è riuscito a sdoppiarsi
iconograficamente in Alighiero
& Boetti e attraverso l'opera, mediante il momento esecutivo, a
ricongiungersi con il mondo. Per questo il titolo della mostra è Mettere
all'Arte il Mondo: indica l'attitudine di un grande artista che ha voluto far
socializzare la propria creatività, sviluppando come metodo l'interattività, il
deuteroprotagonismo degli esecutori e la
comunicazione dell'arte nella società di massa.
La poetica di Boetti si basa
su un'analisi ludica della realtà,
i giochi della mente, l'attenzione
verso i dettagli, il superamento di ogni schema binario, l'apertura verso il caso
intelligente, la coesistenza delle differenze.
Le opere in mostra confermano il poetico strabismo di Boetti che ha sempre lavorato sulla coesistenza
della differenza, Alighiero
e Boetti, Gemelli, Ordine e disordine, Sale e Zucchero, geopolitica e
confine, classificazione e indeterminazione, scrittura e numero, identità e
metamorfosi, trama e intervallo, regola e imprevisto, modulare e manuale,
organico e geometrico, lineare e circolare, concavo e convesso. Per
questo motivo si vuole che l’entrata e l’uscita del percorso espositivo
coincidano, in un andamento che richiama una circolarità, come principio
filosofico, che caratterizza tutta la sua produzione e che non predilige
l’ingresso da destra o da sinistra, proponendo una congiunzione tra oriente e
occidente. La foto a dimensione naturale di una performance Oggi venerdì ventisette marzo
millenovecentosettanta ore… , esposta al Madre, ritrae Boetti
che scrive specularmente con la destra e la sinistra fino alla massima
estensione del proprio spazio corporale, ad indicare il tempo circolare, non
cronologico, che presiede l'intero percorso espositivo. L’esposizione si snoda
evolvendosi dal noi all'io, dai lavori eseguiti in varie
parti del mondo in maniera collettiva (Kilim, arazzi, mappe,
biro, lavori postali ecc.) fino a quelli realizzati nei primi anni a Torino e a
Roma
Il percorso della mostra, a cura di
Achille Bonito Oliva in collaborazione con l’Archivio Alighiero
Boetti e la Fondazione Alighiero e Boetti prevede
un'introduzione nel grande salone centrale del Madre con l'installazione di
alcuni Kilim appartenenti alla serie Alternando da uno a cento e viceversa: una cordiale
apertura in orizzontale per il pubblico. Nel cortile esterno invece il
verticale Autoritratto (scultura in bronzo) che allude ad un ironico
narcisismo dell'artista che qui dialoga con tutti gli elementi della natura.
Voto
8