Sguardo da guerriera e un paio di forbici come
alabarda; era francese, ma non era Giovanna d’Arco.
Certo, come la pulzella d’Orleans di battaglie,
seppur di un altro tenore, anche lei ne ha dovute affrontare, trasformandosi da
campagnola a icona, venendo celebrata oltre i limiti
nazionali.
La differenza è che a spingerla non erano però voci di santi, bensì
l’ambizione.
Lei si chiamava Gabrielle Bonheur, ma per il mondo si
tratta di Mademoiselle Coco Chanel.
C’è da dire che una boccettina di Chanel n.5, si
quello lì che Marilyn
si metteva prima di andare a dormire, quello che ancora figura nelle
classifiche come il più venduto al mondo, ebbene, probabilmente questo profumo
persino la donna meno glamour lo possiede, seppur infossato in qualche
cassetto. La novità è l’attenzione che adesso più che mai si catalizza sulla
figura Madomoiselle Coco.
Numero uno: la miniserie appena trasmessa in
Italia su RaiUno “Coco Chanel” prodotta da RaiFiction
e Lux Vide, dove la stilista era interpretata nella versione anziana da Shirley
McLain e in versione giovane da Barbora
Bobulova, dove il perno della vicenda era lo scontro
tra ambizione e amore (il tutto però omettendo alcuni passaggi scabrosi come
l’antisemitismo della stilista parigina, forse dettata dalla passione verso un ufficiale
tedesco).
Numero due: il film, presto sui grandi schermi, dove il volto severo di Madomoiselle sarà messo in scena dai lineamenti ben più
dolci di una Audrey Tatou
non più ingenua Amèlie. La regista Anne Fontane, che
voleva proprio l’attrice francese per questo ruolo, racconta a Le
Figaro: ”quando ho cominciato a
immaginare cio’ che poteva essere un film su Coco ho
pensato subito agli anni della sua formazione. Io ho voluto tentare di seguire
dall’interno l’itinerario di questa giovane donna povera, senza educazione, ma
dotata di una personalita’ fuori dal comune e
destinata a segnare un’epoca.”
E infine, per chi volesse approfondire il discorso sulla pagina scritta, è
stata appena pubblicata dalla Lindau una nuova biografia
“Coco Chanel”scritta da Henry Gidel.
>Già
riferimento per le ragazze, oltre che per le donne, per quanto riguarda uno
stile intramontabile, ultimamente le sue citazioni valgono più di un libro di
aforismi di Schopenauer. Le
ragazzine le cercano su internet, le scrivono sui diari, le inseriscono nel
loro profilo di msn, le sfoderano per fare bella
figura con le amiche: “La bellezza serve alle donne
per essere amate dagli uomini, la stupidità per amare gli uomini” “La moda passa, lo stile resta.” “Non mi pento di nulla nella
mia vita, eccetto di quello che non ho fatto”.
Un risveglio dell’interesse giovanile potrebbe corrispondere a un tributo
dovuto verso una femminista/sessista, troppo pratica per essere frivola, che
pur ribadendo differenze di genere ha liberato le donne da vestiti fatti per
ostacolarle, inventando tasche ad hoc, il look “pret
à porter” , coadiuvando comodità ed eleganza.
Lo
stile, i tailleur, il profumo, i gioielli. Di certo Coco ha scritto ben più di
una pagina nei libri di Storia del Costume, ma a parte
l’innegabile talento, com’è possibile che una con il suo caratteraccio,
antipatica, collerica e severa riscuota così tanta simpatia? E’ sempre Audrey Tatou a dirlo a Le Figaro
”Tutte le donne che vogliono tracciarsi un percorso di vita
possono riconoscersi in Coco Chanel, una ragazza povera che si è fatta strada inventando
un nuovo tipo di femminilità”
Voto
8