Rispetto a pellicole d'animazione d'ispirazione 'classica', pur fondate su una (sola) idea originale, sono ben altri i livelli simbolici sui quali lavora South Park, serie che Italia 1 manderà in onda da gennaio, e il cui lungometraggio è stato presentato al Torino Film Festival. I temuti Simpson rischiano di passare per tranquille educande, in confronto a questo manipolo di ragazzetti scriteriati. Tanto per catalogare le loro simpatiche manie, c'è Eric, turpiloquiante per natura, che nel film resiste al tentativo (molto Arancia meccanica) di choccarlo elettricamente ogni volta che pronuncia una parolaccia. C'è Kenny, con il suo parka abbottonato sino agli occhi ed il suo linguaggio idioglottico, che muore cercando di incendiare le proprie scorregge. C'è Kyle, la cui madre dichiara guerra al Canada solo per eliminare due comici un po' troppo sboccati, e Stan, che rispettosamente s'informa su dove si possa reperire il clitoride delle fanciulle. South Park è ben oltre la satira, è polvere da sparo allo stato puro, riflessione sull'uso combinatorio, sinergico e produttivo della parolaccia, esaltazione della nefandezza corporale degna del miglior John Waters. Trey Parker e Matt Stone, i due geni che presiedono alla creazione di questi adolescenti rotondi, ed all'esaltazione dei loro fluidi, sono divenuti due star, anche per l'orgia di polemiche che si è abbattuta sulla serie. Resa più inquietante proprio dall'aspetto apparentemente innocuo, ed infantile, del segno grafico. Nulla a che vedere, insomma, con l'aggressività degli spigoli e dei colori tipica dei Simpson, o con la sghangheratezza di Beavis and Butthead. Non è roba da bambini, ma deve per forza un cartone animato obbedire a queste leggi ? Su Italia 1, col permesso degli autori, nonostante la tarda ora di emissione (23.30) il linguaggio sarà depurato. Ma che senso avrà sostituire brutta trota a brutta troia ? Qualcuno lo spieghi al pesce.

Voto 7-