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  05/05/2024 - 20:21

 

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I Simpson: reale e virtuale
Bring the family...
La perfetta famiglia imperfetta di Matt Groening al Future Film Festival

 




                     di Riccardo Ventrella


Il Future Film Festival ha chiuso i suoi battenti con l'anteprima di alcuni episodi della nuova serie, e con "Homer 3D", tuffo negli universi plastici dei gialli personaggi, psichedelico oltre i limiti dell'immaginabile. Il pubblico ha affollato le proiezioni, dimostrando un affetto senza cedimenti per il popolo di Springfield. I Simpson sono il futuro, pronti a viaggiare nel variopinto mondo delle nuove tecniche di animazione. Più di "Beavis and Butthead", brufolosi nerd sessuomani, non troppo diversi da quelli di tanti b-movies americani, e forse più dei crudeli infanti di "South Park". Perché i Simpson sono la rappresentazione di un mondo tangibile, e la contemporanea, non banale, eversione di questo mondo. Springfield, la perfetta città imperfetta, canonico ritratto della provincia americana, dotata di strade rumorose, di una pericolosissima centrale nucleare, di abitanti indifferenti gli uni con gli altri. Ed i Simpson, nucleo familiare perfetto anch'esso, nell'alienazione della noia, delle parolacce, anche dei buoni sentimenti. Il grande atout della serie di Matt Groening non è l'uso disinvolto del "politicamente scorretto" (che, ultimamente, riesce sin troppo facile), ma la capacità di dare vita ad opposte visioni del mondo, di rendere sopportabile qualsiasi cattiva azione attraverso il pastiche coloratissimo di situazioni. Con una punta di valore apotropaico, di esorcismo: un effetto simile a quello prodotto dal primo Fantozzi, che dipingendo la meschinità del travet purificava lo spettatore dalle stesse meschinità. Il buon vecchio Homer è diventato un culto. Anzi, una vera e propria religione dell'essere "slack". Portano avanti le diaboliche ragioni dell'animazione, i Simpson, di questa "artefazione dell'artefazione" che, passata dalla dimensione artigiana della matita a quella digitale del computer, riafferma la propria validità contaminando cinema, televisione, pubblicità, clip musicali. Postmoderni, in primis. Terribilmente contemporanei, anche, ma eterni, nella misura in cui dipingono quello strato di cattiveria che alberga in tutti noi, e che si deposita anche sui sentimenti migliori. Tutto questo, da un cartone animato per bambini adulti che ha per protagonista adulti bambini e un bambino adulto di nove anni. Scusate se è poco.

Voto 8 (ai Simpson) - 10 (al futuro dell'animazione) 

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