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  25/04/2024 - 09:59

 

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Hayao Miyazaki: Il ragazzo del futuro
Da Lupin III al Duemila ed oltre
Un mito dei cartoons giapponesi

 




                     di Riccardo Ventrella


Per tutto quello che è cinema di animazione, il Giappone è patria prediletta. Almeno dopo gli anni Sessanta, quando la frenetica espansione economica del paese fa aumentare la richiesta di questo tipo di prodotti, e poi nei mitici Settanta, nel momento in cui il cartone animato giapponese invade l'Europa, Italia compresa. La riproposta operata dal Future Film Festival di "Lupin III - Il castello di Cagliostro", nell'ambito di una retrospettiva dedicata a Miyazaki, riporta le lancette dell'orologio a quel fatidico momento (siamo nel 1979) in cui la fantasy animata nipponica domina i nostri cinescopi. In principio furono Goldrake, Jeeg ed altri mostri a fumetti, diretti eredi di quell'incubo nucleare che aveva partorito anche il maleodorante, ma romantico, Godzilla. Tratti spartani, estremamente colorati, tute e vestiti di una eccentricità ricercata, e le acconciature frastagliate degli eroi, capelli al vento contro gli alieni. Poi vennero più tranquille riduzioni di classici per l'infanzia, come "Heidi", o best-seller del romanticismo preadolescenziale, come "Candy Candy", prettamente destinate ad un'utenza femminile, ma in realtà universali, se non si voleva essere esclusi dai ristretti circoli di discussione delle scuole medie. L'opera di Miyazaki, anche in questo ambito, si è sempre distinta per una grande raffinatezza, nella concezione e nel segno grafico. Basta rivedere il lavoro su Lupin, del quale ha diretto episodi per la prima e la seconda serie, e, appunto, il lungometraggio "il castello di Cagliostro", premiato a Cannes nel 1980. Frenetico, caricaturale, con l'ascesi del samurai e la sfrontatezza della canaglia, e qualche punta di erotismo. Oppure, analizzare "Anna dai capelli rossi" ("ha/un cappello sulle ventitrè", recitava la sigla italiana…), o la stessa Heidi, della quale Miyazaki ha curato la supervisione ed i lavori preparatori. Attento alle problematiche ambientali, al rispetto per la natura, ossessionato dagli aspetti oscuri del potere, Miyazaki ha avuto la possibilità di estrinsecare tematiche anche complesse con la serie "Conan, il ragazzo del futuro", favola anti-nucleare, pacifista e vagamente new-age ante-litteram. Un senso primigenio ed anticonvenzionale di comunanza, che si è spinto fino all'antropomorfismo venato di magia in "Totoro", del 1988, animale che riesce ad infrangere le barriere ed a stabilire una canale comunicativo con alcune bambine. Questo alone di magia ed antropomorfismo si respira anche in "Mononoke Hime", storia ambientata nel Giappone medioevale, che descrive lo spirito della foresta come un libro di Tolkien, ed ha sbancato i botteghini del Sol Levante, abbattendo il primato detenuto da "E.T.". Un film discusso, perché molto forte, fino ad una violenza realistica, che conferma la spiccata personalità di un vero autore d'animazioni. Piacevolmente svolazzante tra la matita e il computer.

Voto 7+ 

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