Air Force One
Regia di Wolfgang Petersen
Cast: Harrison Ford, Gary Oldman, Glenn Close, Wendy Crewson, drammatico, Usa, 1997, C
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I primi nemici hollywoodiani degli States sono stati
i pellerossa (John Wayne ne ha uccisi moltissimi),
poi è stata la volta dei nippo e dei nazi, dei
russi, degli sporchi musi gialli vietnamiti e nuovamente dei russi.
A un certo punto sulla scena mondiale si è imposto
Gorbachov col suo processo di distensione e disarmo,
e negli studios di Hollywood sono comparsi nuovi
nemici.
Si trattava dei nemici della pace. Fantascientifici
complotti di alti ufficiali sovietici in combutta con
rami deviati dei servizi segreti americani. Il loro
unico scopo consisteva nell'invertire la rotta presa
dal Premier sovietico per tornare alla guerra fredda
cosa che gli avrebbe permesso di continuare a
detenere il Potere.
Ma poi nel 1989 è crollato il muro di Berlino: il
processo di pace è andato avanti irreversibile e
Hollywood necessita adesso di nuovi nemici per i suoi
film di guerra. I narcos colombiani e i terroristi
arabi sono tutto sommato poca cosa, ci vuole invece
qualcosa che terrorizzi la Nazione.
Allora, sono stati rispolverati i vecchi appunti
maccartisti, ricominciando con la caccia alle
streghe, andando ancora una volta ad inzuppare la
celluloide nel pentolone della Santa Madre. Là, da
qualche parte, ci sono ancora i comunisti; quelli
cattivi che mangiano i bambini.
In Air Force One è il Kazakistan ad alzare la
cresta, ed il cattivo di turno è un Gary Oldman
sempre più a suo agio nelle parti da psicopatico.
Un commando di terroristi sequestra l'aereo
presidenziale chiedendo il rilascio del generale
Radek, uomo forte e carismatico capace di esaltare
gli animi del popolo. Ma i sequestratori non hanno
fatto i conti con Marshall, il Presidente
degli Stati Uniti d'America.
In questo film, a interpretare il presidente
Marshall: troviamo un Harrison Ford in forma smagliante, in un cocktail esplosivo i cui ingredienti
sono: Indiana
Johnes, Ian Solo e Jack Ryan
Per un uomo così si può anche dare la vita, anzi,
è un onore
sacrificarsi per lui. Egli
rispecchia tutto ciò che c'è di buono, pulito e
giusto; è il mito americano, forte e coraggioso ma
capace anche di sentimenti profondi.
Il film d'azione è ben congegnato ed i meccanismi
funzionano alla perfezione, sia quelli narrativi sia
quelli descrittivi. Lo spettatore è continuamente in
tensione: da un lato subisce la violenza dei
terroristi kazaki, dall'altro l'aggressione
subliminale di un patriottismo serpeggiante.
In alcuni momenti, pare che sia proprio questo lo
scopo del film: infondere in chi lo vede la coscienza
di cosa significhi essere cittadino americano, amare
il proprio paese incarnato in un Presidente - homo
superior, rispettare le gerarchie fino a farne un
punto di forza.
Non è un caso che una delle parole più usate nei
dialoghi sia 'Signore'. Il vocabolo viene pronunciato
dai vari subalterni con l'energia dei forti
('Signore, ben venuto a bordo Signore.'): uomini in
grado di dare ordini perché capaci di prenderne.
Dopo Indipendence Day approda sugli schermi una
storia leggermente meno improbabile (o è il caso di
dire impossibile?), con un Presidente che può fare
tutto da solo circondato da uno staff di
collaboratori che per la maggior parte lo idolatrano.
Eppure, vedendo film come questo mi viene sempre in
mente una domanda, per la quale purtroppo non c'è
risposta: come sarebbe oggi l'America se non ci fosse
stato John Wayne?
Air Force One, regia di Wolfgang Petersen, con Harrison Ford, Gary Oldman, Glenn Close, Wendy Crewson; drammatico; Usa; 1997; C.; dur. 2h e 4'
Voto
7
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