Quando
nasce il
genere del paesaggio? Che funzione ha avuto il paesaggio nel momento in cui
inizia a non essere più subordinato alla rappresentazione della figura umana? A
queste e ad altre domande è possibile rispondere visitando la mostra Paesaggio e veduta da Poussin a Canaletto, organizzata
dalla Fondazione Pinacoteca del
Lingotto Giovanni e Marella Agnelli e nata da un accordo con la Soprintendenza al
Polo Museale Romano diretta dal prof. Claudio Strinati. Curata dalla direzione
di Palazzo Barberini l’esposizione è, sicuramente, uno degli eventi più
importanti progettati da Fiat e da Iveco per le Olimpiadi della Cultura in
concomitanza ai Giochi Olimpici Invernali
Torino 2006.
Partendo
da importanti vedute di Canaletto
e di Bellotto,
facenti parte della collezione permanente della Pinacoteca Agnelli, la mostra
approfondisce in modo completo e scientifico la trasformazione del genere del
paesaggio dal Cinquecento al Settecento attraverso oltre sessanta opere
provenienti dalla raccolta di Palazzo Barberini.
L’esposizione
si apre con una sezione dedicata al “Paesaggio classico”, ovvero la
manifestazione del genere più conosciuta che ha le proprie radici nell’ideale
classicista di inizio Seicento per continuare in una visione armoniosa di una
natura legata alla storia dell’uomo. Rappresentano tale forma paesaggistica
artisti quali Guercino,
Claude Lorrain e Nicolas
Poussin.
Nella
seconda sezione, “Paesaggio pittoresco e romantico”, prevale una visione
emozionale della natura che diventa l’emanazione del vissuto personale.
Esemplificative sono le opere di Thomas Barker, di Gaspar Dughet, di Filippo
Fidanza e di Huber Robert che anticipano il gusto romantico di pieno Ottocento.
La
mostra prosegue con “Paesaggio e vita quotidiana” in cui i luoghi più diversi,
dalle rive dei fiumi alle piazze romane, dai canali olandesi alle colline
laziali, diventano ambientazioni per occupazioni quotidiane: feste campestri,
sfilate di carnevale, cacce, attività agricole, ecc…. Si tratta di vere e
proprie forme di narrazione e di documentazione visive rese in modo ammagliante
e spettacolare da Pieter van Lear, noto come il Bamboccio, da Michelangelo
Cerquozzi, da Jan Miel, dai fratelli Wouwerman e dai Griffier padre e figlio.
La
quarta sezione, “Paesaggio e rovina”, illustra, attraverso i lavori di artisti
quali Francesco
Guardi, Andrea Locatelli, Giovanni Paolo Pannini, Sebastiano Ricci e Hubert Robert,
come nel Settecento la scoperta dell’antico porti alla nascita di un nuovo
genere in cui paesaggio e frammenti di rovine di edifici diversi si
uniscano per creare delle visioni –
capriccio degli allori passati della Città Eterna.
L’ultima
sezione è dedicata alla “Veduta”, ovvero un paesaggio dominato dalla visione
razionale della realtà e, per tale motivo, definibile come un documento visivo
storicamente attendibile che consente al riguardante di ricostruire porzioni di
città così come tre secoli fa apparivano ai viaggiatori del Grand Tour europeo.
Memorabili sono le vedute di Venezia, realizzate dal vedutista più noto,
Antonio Canale detto il Canaletto; quelle di Dresda, eseguite da Bernardo
Bellotto dopo la trasformazioni urbanistiche e architettoniche della città
volute da Augusto II il Forte; i piccoli dipinti, a misura di viaggiatore, della
Roma moderna, eseguiti da Gaspard
van Wittel, meglio conosciuto come Vanvitelli, e la veduta dall’alto di
Villa Sacchetti di Pietro da Cortona.
Info: “Paesaggio
e veduta da Poussin a Canaletto. Dipinti da Palazzo Barberini”, mostra a cura
di Anna Lo Bianco e Angela Negro, Direzione di Palazzo Barberini – Galleria
Nazionale di Arte Antica. Pinacoteca Giovanni e
Marella Agnelli, Lingotto – via Nizza, 230 - Torino.Tel. +39 011 0062713. Visite
guidate su richiesta tel. 011/ 0062713.Orario: dalle 10,00 alle
19,00; chiuso il lunedì.Ingresso: 6 € intero, 5 €
ridotto gruppi, 4 € ridotto scuole. Biglietteria al 4° piano, livello pista. Dal 13 gennaio al 14 marzo
2006.
Voto
8