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Silver Story
La vera storia del creatore di Lupo Alberto

 




                     di Moreno Burattini


Lupo Alberto
Silver


Mettetevi nei panni di un ragazzo che frequenta il secondo anno dell'Istituto d'Arte, da sempre con la voglia di disegnare fumetti; un bel giorno, una delle insegnanti si presenta in classe dicendo che c'è un cartoonist di nome Franco Bonvicini in cerca di collaboratori. Voi che cosa fareste? Guido Silvestri alzò la mano, si fece dare l'indirizzo. Si era a Modena nel 1969: Bonvi (questo lo pseudonimo con cui Bonvicini aveva cominciato a firmare le sue storie) aveva bisogno di aiutanti per portare avanti la nutrita produzione del suo studio. Il Guido di cui stiamo parlando, destinato a diventare celebre come Silver, si presentò portando alcuni dei disegni che da tempo si divertiva a realizzare. Bonvi li guardò e gli disse: "Tu adesso ti scordi di quello che hai fatto finora e cominci a fare queste cose qua", e tirò fuori le tavole di Capitan Posapiano. Poco dopo, nello studio arrivò a dar man forte anche Claudio Onesti (Clod) e Silver gli lasciò il Capitano per passare a Cattivik, mentre Bonvi portava avanti Sturmtruppen e Nick Carter. Guido lasciò scuola e famiglia e si trasferì armi e bagagli in casa Bonvicini. Inizialmente i fumetti dello studio di Bonvi apparivano sul Tiramolla delle edizioni Alpe, poi cominciarono a essere pubblicati sul Corriere dei Ragazzi e su Eureka, per poi approdare addirittura in TV, nella rimpianta trasmissione "SuperGulp". In una storia intitolata "Cattivik e il furto del fumetto", vediamo lo sghignazzante criminale penetrare nottetempo nell' abitazione dello stesso Bonvi e mettere le mani sulle tavole delle proprie avventure. Sulla scrivania, accanto ai pennini e alle bottigliette di inchiostro, si può notare un divertente inside-joke, rappresentato da una lettera con su scritto: "Caro Bonvi, l'ultimo episodio di Cattivik è uno schifo. Se in futuro non migliorerà, si ritenga licenziato. Baci, Martini". Il Martini in questione è il celebre Leonello, direttore delle Edizioni Alpe in quel periodo. Benchè quell'episodio sempri a prima vista realizzato da Bonvicini, che del resto vi appare all'interno caricaturizzato, in realtà esso è frutto del lavoro di Silver, a cui il personaggio venne definitivamente affidato nel 1972. "Io ero impegnatissimo nell'enorme produzione di Nick Carter - spiega Bonvi - e a Silver Cattivik piaceva. 'Lo... l-lo p-p-posso fare io?', chiese. 'Tienilo! E' tuo!' risposi, magnanimo". Il Cattivik di Silver è diverso nella forma (non assomiglia più a un peperone, ma si assottiglia assumendo prima la silhouette di una melanzana, poi quella di una pera) e le sue storie, soprattutto, raggiungono un notevole livello grafico e narrativo, snodandosi lungo un percorso di vignette ben costruite e molto curate, supportate anche da divertenti sceneggiature. Cessate le pubblicazioni sulle pagine di Tiramolla, Silver trasferisce il personaggio sul Corriere dei Ragazzi. E' lì che avviene il debutto di Lupo Alberto. Guido Silvestri racconta così gli antefatti di quello storico evento: "Alla fine del 1973 la casa editrice Dardo aveva in progetto una rivista di grande formato curata da Bonvi e Castelli. Mi proposero di fare una striscia completamente mia, ma mancavano solo venti giorni alla scadenza, e tirai fuori dal cassetto il vecchio progetto di una striscia intorno alla vita di una fattoria, che avevo abbozzato qualche anno prima. Il giornale poi non è mai uscito, ma Bonvi, in uno dei suoi frequenti spostamenti a Milano, prese quelle strisce per portarle a vedere a Francesconi, direttore del Corriere dei Ragazzi. Io non volevo, anche se le avevo fatte con grande passione. Dentro ci avevo messo tutto il patrimonio di cose imparate in quegli anni, e anche i sogni segreti, soprattutto la lezione del Pogo di Walt Kelly. Con mia grande sorpresa, a Francesconi quelle strisce piacquero moltissimo e mi inviò un telegramma (perchè ancora non avevo il telefono) in cui mi proponeva di continuare a farne. La mia gioia fu grande". Bisogna notare che nei progetti di Silver la striscia doveva intitolarsi "La fattoria dei McKenzie", e il lupo chiamato Alberto vi avrebbe figurato come personaggio di contorno, comparendo di tanto in tanto, mescolato insieme a tutti gli altri animali dai nomi comuni: Marta, Enrico, Cesira, Alcide. Sennonché Alfredo Castelli, anche all'epoca con le mani in pasta dappertutto e al lavoro come redattore alla corte di Francesconi, decise di sua iniziativa (senza neppure consultare Silver) che il nome "McKenzie" era troppo difficile da pronunciare dai ragazzi più piccoli e che in ogni caso alla striscia avrebbe giovato l'identificazione con un singolo personaggio: così attribuì al fumetto il titolo "Lupo Alberto", obbligando l'autore a dare al lupo un ruolo di primo piano. Silver non se ne lamenta, anzi, ritiene che "probabilmente il lupo sarebbe diventato il protagonista della striscia in ogni caso, anche se adesso Enrico La Talpa sta acquistando un ruolo sempre più importante". Ciò non toglie che le storie della fattoria siano corali: ci sono almeno una decina di personaggi caratterizzati in maniera efficacissima, ciascuno rappresentante una tipologia umana sottoforma di animale.

Voto 8 

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