Quanto può essere diversa un immagine
ad un primo impatto simile!
Eccola: una donna su una moto.
Può tanto essere una foto per l’ennesimo calendario sexy,
bieco maschilismo che vedrebbe la suddetta sprovvista di qualche indispensabile
pezzo del proprio vestiario, quanto una fiera centaura inguainata in una tuta
sponsorizzata, nuovo simbolo dell’emancipazione
femminile.
Nessuno fino ad ora credeva che la motociclista potesse
sopravvivere oltre certi avventurosi contesti
fumettistici (moltissime eroine di carta, come Rogue
degli X men o Sprayliz,
all’occasione montano il loro bolide) o filmici (in Tomb Raider o in Charlie’s Anges).
Probabilmente, si dicevano in molti, la moda della donna su due ruote sparirà
con la moda della “bad girl” anni ’90.
Come si sbagliavano!
Secondo una ricerca, le donne che possiedono una Harley-Davidson
sono in America 30.000, contro le 600 del 1980 e i motivi che le spingono a un tale acquisto sono gli stessi degli uomini: fuga dalla
routine, possibilità di fare amicizia e soprattutto libertà.
Attualmente negli Stati Uniti il simbolo del
motociclismo al femminile è proprio l’Angelina Jolie che
aveva vestito i panni di Lara Croft
e la “zavorrina” (così vengono chiamate tra
l’affettuoso e il compatito le passeggere) questa volta la fa Brad Pitt.
Ma andando anche molto indietro nel tempo troviamo alcuni
nomi ben più epici delle celebrità di Hollywood: Era il 1935
quando Theresa Wallach attraversò in
sidecar con un’amica il Sahara. Aveva diciassette anni, e questo fu solo la
prima delle tante imprese che intraprese nel corso della sua vita. O la pilota Joan Newton Cuneo che
avendo quasi stracciato a New Orleans il campione in carica, fece si che i giudici si convincessero a separare immediatamente
le gare maschili da quelle femminili per non ricevere in futuro quello che loro
avrebbero considerato un’umiliazione.
Emblematico a questo punto il caso di Clara Wagner, quindicenne: nel 1910 vinse un’importante gara di
enduro di più di cinquecento chilometri ma la sua vittoria, seppur
completamente regolare, fu giudicata nulla.
Tra tante ingiustizie e rivelazioni, sfogliando gli annali, troviamo
però anche qualche tocco di colore, come la Harley Davinson di
Dot Robinson, rosa e
provvista di porta-rossetto. Attenzione però; quando la casa produttrice,
vedendo facili guadagni in un pubblico femminile, progetta
un veicolo pensato appositamente per loro, il risultato fu una disfatta
economica per la ditta costruttrice. Non ci vuole uno psicologo per capire che
le donne non vogliono e non hanno bisogno di facilitazioni: reclamano il loro
diritto al sommo roboare del motore, e che sia
intenso come quello dei compagni uomini!
Detto questo, non credete però che le italiane siano troppo
indietro rispetto alle loro colleghe stellestrisce;
la finale di questo Campionato Italiano Motocicliste organizzato da Motocicliste.net (la
pagina web iniziale per ogni centaura che si rispetti) è stata disputata il 21
ottobre ed ha tutta l’aria di diventare una competizione di grande
rilevanza. Meglio dimenticarsi delle ragazze ombrello allora, variante sulla
pista delle veline televisive o evoluzione delle ancellette
egiziane che facevano aria con la palma, infatti piano
piano le donne stanno conquistando il loro posto nei
box, a contatto diretto i con i motori.
Questi dati confortanti sul rapporto sempre più stretto che
si sta venendo a creare tra donne e dueruote, vengono letti però ancora come anomalia dagli animi più
retrivi.
“Non è possibile!” insistono i maschi terrorizzati da questa
condivisione di campo “Le donne sono più basse di noi, più deboli, non
ce la farebbero a tenere in piedi una motocicletta!”. E quando qualcuno gli fa
notare l’esistenza sul pianeta di uomini di bassa
statura e di scarsa forza fisica che non vogliono privarsi del piacere della
guida, si appellano allora ai classici nei loro polverosi scaffali: “In Easy
Rider i protagonisti erano uomini! E anche nei Diari della Motocicletta!
Persino ne Lo
Zen o l’Arte della Manutenzione della Motocicletta Sylvia stava dietro!” ed
esauritasi in fretta la loro erudizione concludono con: “Se avete l’esigenza di
spostarvi agevolmente nel traffico usate lo scooter! Andare in moto non è
femminile! La donna aggressiva non piace!” e ci mancherebbe solo un
“Già vi permettiamo di portare la macchina!” e sarebbe il colmo…
Magari nel caso di un’automobile l’ottuso di turno potrà
ancora recitare salmodico la vecchia filastrocca
“Donna al volante pericolo costante”, ma credo che
difficilmente ora riuscirà a trovare la rima con manubrio.
Voto
8