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vai a discografia baalGEZZ ZERO/TANTRA EXPERIENCE COLLEKT"Baal - Phagor"

Recensione non jazzofila per un disco di jazz bionico come piace a noi giovani cyber-grunge innamorati di Winona Ryder e con il santino di Jonny Zorn sempre nel risvolto del portafoglio.
Allora del progetto Gezz Zero già ci capitò di dire tutto il bene possibile all’epoca del loro primo quarantacinque giri, pubblicato dalla rivista Stress e di poco successivo alla loro vittoria del festival fiorentino "Rock Contest". La loro fusion no-wave figlia ibrida di Ornette Coleman e George Clinton ispirava seducenti paragoni con l’allora vergine (nel senso di poco conosciuto) underground statunitense "di confine", cioè nomi come Tar Babies, Alter Natives, Zoogz Riff o il solito Zorn. Quattro anni dopo il discorso si è fatto più articolato, più "colto" addirittura (ma le buone abitudini non si dimenticano: all’ultimo Independent Music Meeting Carlo Gatteschi ha suonato per tutto il tempo di spalle e con le terga di fuori…).
Sotto l’egida di Baal-Phagor, figura mitologica trasformista scelta quale simbolo della molteplicità di soluzioni della natura umana, i Gezz Zero affiancano quei momenti anche parecchio diversi tra loro, ma accomunati dal gusto per una strutturazione quasi "entropica" dei brani, nel senso di un’ossatura di partenza molto lucida e definita che successivamente può o meno, a seconda dei casi, evolversi verso il caos.
Un po’ come giocare a Tetris con il P.C., insomma; forse non siamo ancora alla "fruizione interattiva", ma certo questo è uno di quei casi in cui all’ascoltatore viene richiesto qualcosa in più rispetto ad un semplice ascolto passivo.
Fabio De Luca URLO n.5, 1992

 

Gezz Zero Grup è un combo funk - jazz dell’area fiorentina, vincitore a sorpresa di una trascorsa edizione del celeberrimo Rock Contest di Firenze, in virtù esclusiva delle loro straordinarie qualità strumentali e soprattutto del loro indubbio sale in zucca….
Così nasce "Baal Phagor, l’elogio della dialettica" che in verità è l’elogio della tenacia
"Baal Phagor è un opera strutturata, ambiziosa, fortemente motivata…
"Baal Phagor" appare così la punta di un iceberg, promessa mantenuta di appassionanti sviluppi per noi che sapremo goderne.
Fernando Fanutti, ROCKERILLA, settembre 1992


Carlo Gatteschi, Filippo Papucci, Fabio Provazza, Alberto Capelli

 

Gusto d'atmosfera e ardore espressivo si fondono nell'interessante esperienza di Baal Phagor, CD del Gezz Zero. Il sospeso pensiero creativo di Scalzi-trombone lievita sognante in George I 13. In Z.T.L si affacciano sulla scena e si intrecciano gli. interventi dei vari strumentisti in una danza dionisiaca senza fine, da cui fuoriescono il tenor sax generosamente espressivo di Bartolini, il drumming concitato, tracimante e risoluto di Provazza e lo straniante pathos di Capelli. Gatteschi, con sentimento elegiaco introduce in Ladri le penetranti ed abrasive alchimie chitarristiche, visionariamente discorsive, di Capelli. In Forse... palude, Vernuccio, descrittivo e laconico al contrabbasso, dialoga con il raccolto e meditato mood al sax soprano di Gatteschi, che si accende con pregnanti volute e acerbo punteggiature. Il lirismo radente e intenso dell’archettato, come pure i corposi ricami in pizzicato di Vernuccio si segnalano in P. A., dove scorre limpido e si espande con determinazione e pathos spanish il guitarwork di Capelli, e Gatteschi si libra al sax contralto in spirali di mormorante fervore comunicativo. Nel divenire del brano l'accorta e sibillina conduzione di Scalzi acquista poi in solarità, in sintonia con il calore percussivo dispensato da Casu, e la robur narrativa di Bartolini si estende con slancio e rigogliosa naturalezza. Bartolini, ancora in primo piano, inanella e profonde la sua carica espressiva in Cyrano, dove sono anche in evidenza le incursioni soniche e astrali di Capelli e lo slapping elastico e dinamico di Papucci on electric bass.
Giordano Selini, GUITAR CLUB 1994

 

Il "funky" degli Zero

Di fronte alla sostanziale omogeneità dinamica di tanto jazz fatto in Italia, morbido e "mezzo forte", il Gezz Zero Grup ascoltato nella rassegna "Swingando", si distingue per una formidabile massa sonora. Il loro leader, il sassofonista Carlo Gatteschi ha ben presente una fiera idea di "modernità", lontana da languori e sottilità nostrane, ma vicina all’avanguardia nera americana difesa strenuamente contro l’omologazione. La base della loro musica si trova in Ornette Coleman, che ha sempre messo avanti le ragioni della forza espressiva e dell’articolazione complessa…la loro musica scorre dalle impennate dirompenti di Frank Zappa, alle atmosfere iridescenti del Miles Davis elettrico vicino all’africanità, e poi ci sono altri esempi, soprattutto il Coltrane "di mezzo" e il suo allievo latino Gato Barbieri…Gatteschi riesce così a fondare su esempi tanto illustri e facilmente "imitabili" una musica propria, anche aggressiva, ma mai trascurata, dove in alcuni tratti di corso apparentemente libero il filo conduttore viene fatto risaltare dall’apparizione fantasmatica del tema di "Odwalla", la sigla conclusiva dei concerti dell’Art Ensemble of Chicago, sigillo di un jazz che nella scelta della libertà non vuole rinunciare alla propria storia. E la libertà appare così il disegno del gruppo.
Michele Mannucci, 21-10-1993, IL SECOLO XIX

 

Gezz Zero, dal funky al free

Fin dall'inizio i Gezz si sono imposti come una delle rea1tà più stimolanti della musica improvvisata in Toscana: in nome di una totale anarchia ispirativa si sono subito mostrati aperti alle ispirazioni più diverse, dal funk al rock, da Coleman a Davis. Infaticabile l’attività live, che ha fuso sempre più le singole personalità della band. Elettricità e passione sono le parole d’ordine del gruppo: grande senso melodico, continuo movimento, inafferrabilità del ritmo, suono nervoso e imbizzarrito, tagliente e grintoso, impegno e attenzione per le cose del mondo. Un suono che fece un trionfale ingresso perfino al Rock Contest dell’89: alla vigilia degli anni ’90, il loro set che li decretò vincitori assoluti della bizzosa rassegna fiorentina, buttò in faccia a pubblico e critica la possibilità di un crossover tra jazz, rock e funky affrontata con un piglio durissimo, quasi punk…
Fulvio Paloscia, LA REPUBBLICA, 2-10-1994


Carlo Gatteschi, Riccardo Onori, Filippo Papucci, Fabio Provazza, Nicola Vernuccio, Sergio Gistri, Alberto Capelli

 

Col cuore nel sassofono

…Jazz e non più jazz, e trucchi al bando. Etichette per un eccentrico come Gatteschi non ne esistono. Come ha ampiamente dimostrato il cd Tempi Duri, e come ha confermato il suo concerto al Musicus, il nostro cerca sul piano dell'energia, del sentire, la via di fuga per la sua musica, nella quale, per naturale avvicendamento, le situazioni sonore si succedono originandone di nuove. Sono composizioni lunghe che danno ampio spazio al solo, necessarie filiazioni dei bei momenti d’insieme in un interscambio continuo, sempre immediato, pieno di pathos…
Paolo Russo, LA REPUBBLICA, 4-10-1994

 

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