L'attesa è finita! Dopo lo splendido esordio di Prospettiva 21° secolo dedicata al clavicembalo, tocca oggi all'organo proseguire il serial monostrumentale ideato dai Valvola e prodotto da S.H.A.D.O. records. Il tempo non è passato invano, visto che il nuovo episodio dei futuri suoni dal passato prossimo è farcito di presenze inattese quanto di livello assoluto, da High Llamas a Martin Rev passando per Peaches & Gonzales, Pram, Cubismo Grafico, Sukia ed Experimental Pop Band. Contrariamente al precedente del clavicembalo, questo episodio utilizza l'organo come filo conduttore dei brani inediti contenuti in questa raccolta. Al contrario del precedente, in questo caso lo strumento è uno dei capisaldi del rock psichedelico degli anni sessanta, la base del romanticismo classicheggiante coevo ed il tocco di gusto (quasi un tratto di eyeliner) del funky americano della stessa epoca. Va da sé che questo cd vi risulterà più vario e più familiare del precedente. E forse anche più entusiasmante.
Un richiamo ad uno dei padri del movie sound Nino Rapicavoli apre la strada ai Valvola (prossimi all'uscita del nuovo lavoro che non mancheremo di presentarvi) che tracciano la strada con una versione di 'Venus 69'. Per proseguire con gli svedesi Digital Design ('In the pale blue moolight', dalla scuderia di Monsieur Burgalat), i raffinati francesi Fugu ('Clavipluck', arrangiato à la beatles) e Louis Philippe (i demodésounds di 'I'm only sleeping'), il j-pop di Cubismo Grafico ('Apres plures', fedele al connazionale Cornelius), i fantastici inglesi Pram ('Running Shoes') ed Experimental Pop Band (interpretazione vocale inconfondibile in 'Insects to feed the birds'), i tedeschi follemente adottivi Peaches & Gonzales (consueta sincope in 'Bust') ed i tedeschi veri quanto funcky e moroderiani Merricks ('Discodancing und Booker T.'), gli italiani fumettocinematici Sukia ('Blang'). Sulla via della conclusione, l'altro maestro Berto Pisano ('High altar') precede Sean O'Hagan High Llamas in un momento di riflessiva bellezza ('Two green chairs') e Martin Rev, che rispolvera per l'occasione un fantastico cimelio di archivio ('Stelle') testimone del sound avanguardistico dell'epoca pre-Suicide.
Quanto detto non può che portarci a definire questo The Man from O.R.G.A.N. un disco di grande fascino, che fa del fenomeno compilativo lo spunto per realizzare qualcosa di nuovo ed originale se non addirittura a suo modo 'unico'. Tutto da gustare in allegria.
P.S.: In armonia con lo spirito (anche) filologico dell'iniziativa, tutti i musicisti presenti hanno dovuto dichiarare marca e modello dell'organo utilizzato, così da soddisfare anche la curiosità dei più pignoli di voi.
Voto
8
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