Il nome è fantastico. E, grazie all'implicito omaggio a Jean Gabin, la band chiarisce immediatamente che il french touch è un atteggiamento mentale, il perno su cui fa leva la musica del gruppo. Anche se poi, in realtà, non si tratta di un ensemble francese, ma di un duo romano. DJ Filippo Clary (fratello minore di Riccardo Clary, presidente italiano del gruppo EMI/Virgin) e il contrabbassista Max Bottini (già colonna delle formazioni blues di Roberto Ciotti) hanno infatti deciso in sintonia con i tempi di fondere la club culture con sofisticate atmosfere jazz e lounge, passando in rassegna con il beat elettronico la lezione di Duke Ellington ("It Don't Mean a Thing. If It Ain't Got That Swing"), l'era d'oro dello swing. In Francia ci hanno pensato St. Germain e Ludovic Llorca, in Italia queste atmosfere da bistrot, abilmente rivisitate, le ripropongono i Gabin. E con il singolo "Doo uap, doo uap, doo uap" hanno subito conquistato l'attenzione dei media con il loro particolarissimo suono vintage. A dire il vero nei 12 brani che compongono il lloro ottimo album d'esordio i Gabin si muovono perfettamente a loro agio attraverso vari percorsi sonori. E se i riferimenti al chill out fanno un po' da sottofondo (e danno sostanza) a tutto il progetto, non mancano convincenti atmosfere gitane, frammenti di tango, di dance-pop. Senza perdere nemmeno un attimo in originalità, in ritmo i Gabin si avventurano nello sfaccettato panorama della musica elettronica 2002 style, praticamente lasciando perdere l'utilizzo sfrenato dei campionamenti, che per le altre band del genere sono conditio sine qua non per sviluppare le loro sonorità. Il resto lo ha fatto il loro primo video, che ripropone (come nella copertina del Cd) la Citroen Ds, l'indimenticabile "squalo" come icona di un'epoca passata, ma ancora presente, un oggetto cult, come la musica di questo duo, così antica, così contemporanea.
Voto
8
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