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Il
jazz che evade |
Riccardo
Onori, Fabio Provazza, Carlo Gatteschi, Elio Nencioni |
Non
ci sono etichette disponibili per definire il gruppo fiorentino
Gezz Zero Grup. Qualcuno ha comunque parlato di "jazz eversivo",
sottolineando, di fatto, un genere difficile da classificare.
Leader
del gruppo è il fiorentino Carlo Gatteschi, 31 anni, sassofonista,
compositore attento alle tendenze emergenti, Gatteschi ha studiato
con musicisti come Tristan Honsinger, Steve Lacy, David Murray. |
Ha
radici di sassofonista free con profonde esperienze musicali maturate
in ambienti culturalmente molto diversi, tra esse l’India e l’America
Latina. La musica che ne risulta non si limita alle sole suggestioni
etniche raccolte sul diario di viaggio, il risultato è infatti
un equilibrio che nasce da un ritmo aggressivo, molto personale. Difficile
etichettare, dunque, l’estro di Gatteschi, musicista davvero "eversivo"…
IL
TIRRENO 9-9-1988
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..una
musica dalle forti tinte, non è una fusion tout court, semmai
una variazione impazzita della lezione davisiana che filtra anche l’amore
per la musica latinoamericana e la sperimentazione.
IL GIORNALE DI NAPOLI, 1-4-1989
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GEZZ
ZERO GRUP LIVE |
Venerdì
31 marzo, l'Hard Fun Cafè ospita un gruppo jazz. A molti l'idea
fa un po’ storcere il naso, ma verso le 22, quando Carlo Gatteschi dà
il via al suo gruppo, tutti rimangono sbalorditi dall'aggressività
della musica. I brani sono tutti originali, usciti dalla fervida penna
del sassofonista, nei quali la libertà espressiva s'inserisce
su dì un treno ritmico, sempre pulsante, grazie a Elio Nencioni
al basso e a Fabio Provazza alla batteria.
Il
gruppo riesce ad affrontare diversi argomenti musicali come lo swing,
il funky, il rock, mantenendo sempre il proprio carattere, la propria
poetica e la gioia di suonare con gusto. Elio Nencioni ha dato prova
di grandi doti improvvisative con un basso a cinque corde, il cui suono
viene spesso esaltato da un'ampia serie di effetti. Un jazz fuori dagli
schemi che ha entusiasmato i profani del genere, me compreso, mentre
chi credeva dì assistere ad un concerto jazz per puristi, ha
lasciato la sedia vuota. Peggio per loro. Fare festa e ballare col jazz
non é ammissibile forse? Elio Nencioni dava la carica al pubblico
e Carlo Gatteschi lo seguiva gridando in un megafono e soffiando nel
suo sax alto. I ragazzi che di solito frequentano il caffè sono
rimasti entusiasti per la serata ed hanno, alla fine, instaurato con
il gruppo un vero e proprio rapporto goliardico pieno di battute e risate.
Grazie al Gezz Zero Grup ed ai suoi componenti, non sarete presto dimenticati
M.D., HARD FUN MAGAZINE N°3, AGOSTO 1989.
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ROCK
CONTEST : LA FINALE Vince il Gezz Zero Grup
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…
Una vittoria meritatissima, non c'è che dire, vista l'esperienza
che i ragazzi si portano dietro, e che gli ha permesso, al Palasport
di Scandicci domenica sera, di dar vita ad un'esibizione tesa ed asciutta,
del tutto professionale.
Il
Gezz Zero Grup propone un tipo di musica del tutto insolita, almeno
fino ad oggi, per la manifestazione fiorentina targata Controradio.
Di jazz, si tratta, come d'altro canto suggerisce il nome: jazz elettrico,
dalla ritmica energica e pulsante, al limite della ricerca, sul filo
della sperimentazione.
Chiara
di Clemente, LA NAZIONE, 3-5-1989
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Rock
Contest premia la grinta dei Gezz Zero
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I
Gezz Zero Grup, la migliore formazione presente, sia per la professionalità,
che per la tenuta del palco e l’originale formula di un funky rock jazz.
Luca Doni, IL TIRRENO, 3-5-1989
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Il
Rock Contest al Gezz Zero Grup
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..Il
Gezz Zero Grup, un audace quartetto che predilige schemi jazz funk.
Il successo, decretato sia dal pubblico che dalla critica, è
fin troppo evidente: i Gezz Zero sono musicisti dalle grandi qualità,
con dalla loro parte anche una buona esperienza di palco. Ottimo, quindi,
il loro prodotto musicale finale, trascinato da una validissima ritmica
e cucito da un insistente sax e da un chitarrista in equilibrio tra
il jazz e la modern-wave…
Marco
Mannucci, LA GAZZETTA, 3-5-1989
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Gezz
Zero Grup a 45 giri |
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…Alla
base della filosofia di Carlo Gatteschi, sassofonista e animatore
del gruppo, c'è sempre stato un genuino desiderio di comunicare
e di sfuggire al tempo stesso a cliché estetici e mode culturali
che tendessero a proporre una visione conservativa ed intellettualizzata
del jazz. In definitiva l’idea da cui trae spunto la musica del
gruppo è semplice ma significativa. Non a caso ha caratterizzato
nel bene e nel male molti degli sforzi compiuti nell’ultimo ventennio
per contribuire al rinnovamento del linguaggio jazzistico Si tratta
di applicare, cioè, il lessico dell'improvvisazione a delle
strutture ritmiche che esprimono al meglio l’essenza della musica
popolare del nostro tempo. Perfettamente coerente risulta quindi
la scelta di imprimere alla musica dei connotati conformi ai tempi,
con l'utilizzo di una strumentazione elettrica e di una ritmica
dagli accattivanti accenti funky sulla quale Gatteschi improvvisa
al di fuori degli schemi armonici usuali, evidenziando influssi
di quella cultura orientale di cui è profondo conoscitore..
Enzo
Boddi, LA GAZZETTA, 20-8-1989 |
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Musica
di frontiera per gli anni Novanta |
Alberto
Capelli, Fabio Provazza, Carlo Gatteschi, Filippo Papucci, Riccardo
Onori |
…Il
disco contiene tre brani, valenti esempi di una musica che vuole
uscire dagli schemi unendo all'improvvisazione jazz la ritmica rock
e funk degli anni ‘90. Ancora tanto feeling, ma minore tensione
ed arrangiamenti più accurati, un nuovo modo di intendere
la musica di frontiera, che limita gli interventi solistici, per
creare un sound ancora più personale sempre più coinvolgente,
una scelta estetica, come conferma Gatteschi: "La musica deve
essere protagonista, non mi piace la moda di molti locali dove la
musica viene suonata di sottofondo" Vi state sempre
più allontanando dal jazz? "Abbiamo maneggiato un
po’ le sonorità rock perché sono più popolari,
ma non siamo certo un gruppo rock. Ci piacerebbe suonare un free
meno drammatico ed un po’ più sereno di quello degli anni’70,
usando dei suoni non estranei alla cultura popolare della gente"
Giovanni
Ballerini, LA NAZIONE, 31-7-1989 |
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