Una passeggiata piacevole, immersi nel panorama di verdi colline baciate dal
sole, è la prima immaginifica impressione che regala il secondo album
di The Remote Viewer, Here I Go Again On My Own (City
Centre Offices/Wide).
Abbandonato il passato, legato al genere indie nel gruppo chiamato Hood del paese dAlbione, Craig Tattersall e Andrew Johnson, con il progetto The Remote Viewer, intraprendono la strada del sound elettronico.
La loro è una visione minimale e rarefatta, che gioca sui suoni ricchi datmosfera e su ritmi downbeat leggermente rumoristi, per esprimere la realtà ineffabile dellemozione umana.
Con la memoria rivolta alle opere di Eno
meno criptiche, The Remote Viewer sviluppa la sua musica nelle coordinate
emozionali dei Mum
e le condisce con atmosfere e tappeti sonori degni del trip hop ambient di Alterego.
The Remote Viewer esprime una realtà musicale sognante ed emotivamente pregna, che attende solo il media dellumanità di chi ascolta per nascere ad una nuova vita.
Tra i dieci brani che compongono questo album non si trovano momenti veramente difficili, o sperimentali, ma solo panorami elettronici al limite del bucolico virtuale, come I Climbed a Mountain e Remote Views, che, con le loro semplici e piacevoli atmosfere soniche, ci fanno riconciliare con il mondo roboante che ci travolge ogni giorno della nostra vita.
Here I Go Again On My Own è un trip sonico semplice e piacevole nel pianeta elettronico, ricco però di emozioni puramente umane.
Voto
9
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