Unesperienza impegnativa, ma bella e stimolante, è lascolto
del primo album di Kopernik (Hefty
Records/Wide).
Questo album è una sorta di viaggio nelle profondità della nostra memoria e della storia della musica contemporanea e davanguardia, ma con una sensibilità ben radicata nel presente e con lo sguardo orientato verso i tempi a venire.
Nascosti dalla maschera artistica di Kopernik troviamo le anime umane di Brad Lewis e Tim Delaney, entrambi originari di Atlanta e già coinvolti in altri progetti musicali di notevole spessore ed impegno con i gruppi The Sight Seers e Savath + Savalas.
La loro collaborazione nasce ai tempi del college in Florida, dove gli studi musicali e teatrali li coinvolgono completamente, tuttavia dovremo attendere la fine del 2001 per vedere la nascita del progetto Kopernik.
Questultimo trova il suo fondamento nel desiderio di Brad e Tim di avventurarsi nella ricerca di suoni e melodie in grado di integrare il sound sintetico e naturale in una forma che non fosse facilmente riconducibile a stili sperimentali già noti e sfruttati.
E un risultato ambizioso che si può dire raggiunto alla fine dellascolto delle otto composizioni contenute nel loro primo album.
Una sorta di sinfonia in otto parti, dove il suono degli archi, delle voci di un coro, le vibrazioni sintetiche nate da un software, interagiscono in modo equilibrato e senza alcuna discontinuità, lasciando in primo piano lispirazione artistica di Kopernik.
I riferimenti stilistici ovviamente sono presenti ovunque e parlano lingue musicali
ben conosciute, come la ambient di Eno,
o lelettronica sperimentale di
Klaus Schulze, oppure vibrano delle sonorità della musica
contemporanea di Gorecki
e Penderecki, tuttavia nessuna di esse prende il sopravvento sulla sensibilità
di Brad e Tim.
Kopernik possiede una sensibilità artistica che si mostra nelle forme di un mondo musicale dai panorami classici ed esteticamente perfetti, ma che possiede unatmosfera carica di significati evocativi di memorie infinite.
Voto
8.5
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