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Può spiegarci la genesi del suo romanzo?
E’
ispirato da un fatto veramente accaduto: io ho cercato di dimenticare
quella scena di morte, di seppellirla partendo, lasciando Firenze e l’Italia,
andando a Londra. Ma quando sono tornata ed ho rivisto Firenze mi sono ammalata molto
gravemente, sono dovuta andare da uno psichiatra che mi ha aiutato e mi ha
detto che soltanto scrivendo e raccontando quello che avevo visto avrei potuto
guarire, e così è stato. Ho capito che per guarire non dovevo scrivere un
saggio sul fascismo o sul nazismo, ma quello che avevo vissuto all’epoca,
dovevo cioè ridiventare bambina per rivivere quelle emozioni che avevo cercato
di seppellire nell’inconscio. E’ stato l’impossibile tentativo di dimenticare
perché è insopportabile ricordare che mi ha fatto ammalare: per fortuna
liberandomene con questo libro sono riuscita a guarire.
E’ importante non dimenticare il dramma della Shoah?
E’ doveroso non dimenticarlo: chi lo ha vissuto non potrà mai dimenticarlo.
A suo giudizio i giovani di oggi che percezione hanno della seconda guerra mondiale, e soprattutto del nazi-fascismo?
Nulla, non sanno nulla: non sanno
che i tedeschi hanno fatto delle stragi in Italia, non sanno niente del
fascismo né comprendono come una bambina potesse essere ‘presa’, innamorata del
duce o del fuhrer, come i bambini potessero essere manipolati, né sanno il male
che la Chiesa ha causato attraverso il catechismo parlando male degli ebrei,
dicendo che da morti sarebbero andati all’Inferno. Per fortuna Papa Giovanni
XXIII ha fatto cancellare tutto questo, d’altra parte all’epoca la situazione
era questa: la Chiesa che diffamava gli ebrei, il fascismo che approvava leggi razziali contro
gli ebrei, che consegnava gli ebrei ai tedeschi, i bambini sparivano dalle
scuole, i professori dalle università. E la gente assisteva con normalità,
perché l’odio antisemita era stato ‘preparato’ con beneplacito del fascimo e
della Chiesa, in particolare per la Chiesa si tratta di una colpa gravissima.
La traslazione cinematografica dei fratelli Frazzi le è piaciuta?
Mi ha emozionato. E’ diversa dal romanzo ma
non si deve pretendere che un film sia uguale al libro. Il libro è la realtà
vista dagli occhi di una bambina, dal basso, mentre il film è la
bambina vista dalla macchina da presa, ovvero dall’alto. Però è rispettato
molto il suo mondo, ed è una gran cosa, perché scrivere i pensieri di una
bambina è facile che rappresentarli attraverso la macchina da presa. I fratelli
Frazzi hanno fatto un’operazione molto particolare per essere vicini allo
spirito del libro: un’ottima sceneggiatura, dei bravissimi attori, in
particolare la Rossellini, che i fratelli Frazzi hanno trasformato da una
modella in una donna straordinaria: in questo film somiglia davvero molto a sua
madre, Ingrid Bergman.
Voto
7