Arriva
in città una strana e misteriosa bambina che ha la rara dote di saper ascoltare
il suo prossimo, è capace di conquistarsi naturalmente la fiducia
dell’interlocutore ed è avvolta in un cappotto colorato di taglia eccessiva: la
piccola si chiama Momo, in breve diventa amica di Beppo, il vecchio netturbino
locale, e dei bambini del posto. Momo
alla conquista del tempo procede con l’arrivo di una truppa di uomini
nerovestiti e perennemente fumanti corposi sigari: sembrano agenti assicurativi
e si chiamanoi signori grigi, in realtà
sono creature diaboliche appartenenti alla banca del tempo, un’organizzazione
concepita per minimizzare gli sprechi di tempo e rubare il tempo risparmiato
dai propri clienti umani. Sono molto convincenti ed assai trendy: dopo
un rapido lavaggio del cervello le persone cambiano mentalità e si votano al
motto “Chi ha tempo non perda tempo” senza neanche accorgersene, pensano di
aver dato un’impronta alla propria vita mentre in realtà stanno solo svendendo
la loro umanità ed i propri affetti. Perché la filosofia di fondo dell’ultimo film
d’animazione di Enzo D’Alò – che, dopo Gianni Rodari e Luis Sepúlveda, ha
scelto stavolta di ispirarsi all’omonimo romanzo del 1972 di Michael Ende
(l’autore de La storia infinita) – è che il tempo perduto nell’amore,
nella comunicazione, nel gioco e nel sogno non è tempo perso, ma vita tout
court. La piccola protagonista, per il suo potere di indurre chi le sta di
fronte a dire la verità, si accorge subito del pericolo che sta correndo la sua
città d’adozione senza poter far nulla per contrastare il nefasto influsso dei
signori grigi. Per riuscirci dovrà seguire la sua vecchia tartaruga Cassiopea
in un metafisico viaggio che la condurrà al giardino del tempo, curato da
Mastro Hora, il giusto ed amorevole giardiniere dei fiori temporali delle vite
degli uomini: Momo comprende così la natura demonica e disumana dei signori
grigi, che fumano sigari contenenti le ore rubate ai propri clienti. L’unico
modo per fermarli è rischioso: Mastro Hora dovrà congelare il tempo e
pietrificare la realtà per sessanta minuti in cui Momo tenterà di estromettere
i signori grigi dalle preziose scorte di sigari, liberando così Beppo, i suoi
nuovi amici e tutta la città. Momo alla conquista del tempo,
contrappuntato dagli splendidi brani rock di Gianni Nannini, è una
favola piena di colori che molto fa pensare sul carattere frenetico, stressante
ed asociale dei nostri tempi, proponendosi come un’efficace quanto critica
parabola sulle falle insite nella società capitalistica, così organizzata,
rampante ma priva di spazi per amare, giocare e... perdere tempo. Un film d’animazione assai
salutare per richiamare il pubblico adulto a ritrovare i veri valori ma capace
di catturare la fantasia dei bambini per il suo irresistibile sapore fiabesco e
per il suo splendido cromatismo.Momo
alla conquista del tempo, regia di Enzo D’Alò; animazione; Italia; 2001; C.;
dur. 1h e 15’
Voto
7½
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