Dopo
un cult d’animazione del livello di Kirikù e la strega Karabà, fa
uno strano effetto pensare che Michel Ocelot abbia deciso di realizzarne un sequel,
ma il suo piccolo eroe di colore gli ha semplicemente imposto di nuovo la sua
presenza. Kirikù e gli animali selvaggi prende avvio mostrandoci il
nonno di Kirikù che ci racconta, dal fondo della grotta blu, le tante
metamorfosi del suo nipotino, capace d’improvvisarsi prima giardiniere, quindi
detective, poi vasaio, dopo ancora mercante, viaggiatore ed infine medico,
sempre rimanendo l’eroe più piccolo e coraggioso di tutti. Strutturato in
quattro episodi inframezzati da caratteristici siparietti musicali, Kirikù e gli animali selvaggi è
sorretto da un afflato fabulistico che coinvolgerà istantaneamente i bambini,
mentre gli adulti saranno presto contagiati dagli splendidi colori che
tratteggiano con lussureggiante fantasia il naturale fascino del continente
nero – a più riprese glisquarci africani non mancano di riportare alla memoria
i quadri di Henry Rousseau. Ogni volta, ça va sans dire, il nostro
lillipuziano eroe dovrà combattere la malvagità delle strega Karabà e dei suoi
feticci senza mente, che lo costringeranno anche ad un forzato viaggio in
groppa (ironia della sorte) ad una giraffa, l’animale più alto dell’Africa,
un’esperienza che consentirà a Kirikù di scoprire squarci della disarmante
bellezza della sua terra. La colonna sonora di Kirikù e gli animali selvaggi
è stata firmata ancora da Youssou N’Dour, che in questa occasione ha composto
nuovi pezzi, riarrangiato qualche classico del suo repertorio ed interpretato
il tutto. Un cartoon alternativo da non perdere.
Kirikù e gli animali selvaggi - Kirikou et les bêtes sauvages, regia di Michel Ocelot e Bénédicte Galup; animazione; Francia; 2005; C.; dur. 1h e 15’
Voto
7/8
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