...Signori e Signore buona sera: oggi abbiamo, purtroppo, una tragica notizia...
Anche se
in realtà ad andarsene non è stata una semplice cosa ma un uomo
intero, con tutte le sue contraddizioni, la sua storia personale, il suo arricchimento
interiore ed il nostro. La stampa ha posto bizzarramente la forse un po' macabra
similitudine del suicidio fra due grandi scrittori che, a Torino, si sono
tolti la vita.
Come se essere scrittori, vivere e morire a Torino lanciandosi dalla tromba
delle scale per porre fine, probabilmente, ad un incontenibile e legittimo
desiderio di pace, sia un argomento che possa accomunare due persone così
diverse. Ma tant'è, quando non si sa più che dire, quando la
vacuità delle notizie si fa complice dell'impero del pensiero unico,
quando d'omologazione verso il basso è un tappeto rosso che i professionisti
dell'informazione srotolano ai piedi dell'audience, che altro possiamo aspettarci?
Due uomini di comprovata dignità hanno scelto di guardare in faccia la loro morte per motivi del tutto imperscrutabili, motivi sui quali non dovremmo nemmeno sussurrare, per rispetto alle loro scelte. Perché mettere in piazza queste tragedie alimentando lo sgomento e l'orrore con questi improbabili accostamenti? Primo levi riposa in pace e noi siamo qui a tormentarci. Perché ritirarlo in ballo accostano l'orrore della sua personale tragedia (non dimentichiamo l'orrore precedente, la sua "prima morte" a causa dell'orrore nazista)? Perché mettere La scelta di Lucentini mano nella mano nella scelta di levi?
Non c'è dunque
fine agli orrori del regime dell'audience?
Uno se ne va e quello che
resta è sempre un cretino?
Forse no. Ma loro sono andati via e noi siamo ancora qui.
Cretini
e non.
Auguri.