Quale ruolo ricoprì Vittore Grubicy
nel mondo dell’arte alla
fine dell’Ottocento? E’ questa una delle tante domande
a cui si può rispondere visitando la mostra “ Vittore Grubicy
e l’Europa: alle radici del Divisionismo” organizzata congiuntamente dalla GAM di Torino e dal MART di Trento e Rovereto e curata da Annie Paul Quinsac, una tra le
prime studiose ad avere analizzato l’importanza di Grubicy per la nascita del
Divisionismo italiano e ad avere pubblicato alcune delle sue lettere.
L’esposizione intende proporre in toto la
figura di Grubicy quale mercante, pittore, critico
d’arte e personaggio nella vita privata all’interno di quel fervido e variegato
contesto europeo che fu scenario della sua attività.
Nato a Milano nel 1851, Grubicy, dopo la formativa
esperienza londinese in qualità di mediatore
dell’antiquario milanese Pedro Nessi, capì quali fossero
i poli del mercato dell’arte dell’epoca su cui focalizzare l’attenzione:
Londra, Parigi e l’Olanda (Amsterdam o l’Aia). Scelse l’Aia, città più affine
alla sua personalità, dove trascorse tre anni impegnato
in uno stretto sodalizio con gli artisti locali della così detta Scuola
dell’Aia per diffondere la conoscenza dei loro lavori anche in Italia e per
promuovere l’arte italiana all’estero. Sin dall’inizio Grubicy
si rivelò un vero talent scout come dimostrano i nomi degli artisti che lui fece conoscere in
Italia: Anton Mauve, i tre fratelli Maris, Jozef Israels,
Bastian Tholen, Philip Zilcken, ecc…
Fu proprio in questo contesto
culturale di reciproco scambio che Vittore si scoprì anche pittore ritraendo,
inizialmente con al tecnica del disegno e dell’acquerello, l’affascinante
paesaggio della brughiera olandese in puro spirito di divertissement. Soltanto dopo il 1890, in seguito al
forzato allontanamento dalla galleria milanese per i disaccordi con il fratello
Alberto, Vittore fece della pittura la sua attività principale. Risalgono
all’ultimo decennio del secolo i suoi quadri più significativi
stilisticamente e iconograficamente anche se è difficile datarli con esattezza
data l’abitudine dell’artista di riprendere ogni lavoro a distanza di tempo,
anche di anni, sia sovrapponendo all’immagine originaria uno strato di vernice
da ritocco per inserirvi il fitto reticolo puntinato
di colore, che caratterizza il suo divisionismo, sia trasferendo il dipinto su
un’altra tela preparata a gesso. L’intenso decennio creativo si
interruppe nel 1899 con l’improvvisa morte di Giovanni Segantini,
pittore che lo stesso Grubicy scoprì e scelse di
inserire nella sua scuderia di artisti da fare conoscere al mondo europeo.
Sicuramente Vittore fu un eccezionale scopritore di
talenti come dimostra l’elenco dei nomi degli artisti,
ancora in erba, che egli portò a Londra nel 1888 in occasione della
“Italian Exhibition”: Giovanni Segantini,
Angelo Morbelli, Attilio Pusterla, Achille Tominetti
Giuseppe Giani e Mario Quadrelli. A questi affiancò i già noti Tranquillo Cremona e
Daniele Ranzoni
. Una scelta che
evidenziò le tendenze artistiche prevalenti dell’epoca: da un alto un gusto per
il paesaggio tardo - romantico (Cremona), dall’altro l’interesse per un
naturalismo luminista (Segantini e Tominetti).
Due anni dopo l’esperienza londinese, Grubicy organizzò, presso la Società per le Belle Arti
ed Esposizioni di Milano, la mostra postuma dedicata a Daniele Ranzoni curandone il catalogo e divenendo così il primo
biografo e critico dell’artista di Intra.
Grubicy trascorse gli ultimi anni
della sua vita dedicandosi interamente alla pittura sempre nel solco di quel
divisionismo sui generis, ovvero quel modo di dipingere a puntini e a piccole tacche
conosciuto osservando le opere di Segantini e dei Neoimpressionisti belgi a cui
si legò in qualità di loro mercante.
Vittore morì a Milano nel 1920 lasciando in eredità
alle Civiche Raccolte d’Arte di Milano le proprie opere e
quelle della sua personale collezione di disegni e di dipinti di autori diversi tra i quali alcuni capolavori come “Il
ritratto di Grubicy” di Romolo Romani, “High Life” di
Tranquillo Cremona, “La
Madonna dei grisantemi” di Gaetano Previati e “Mamma Antonietta” di Camillo Rapetti.
Le volontà testamentarie di Grubicy
furono, quindi, l’atto finale di una vita trascorsa nella continua ricerca di
qualcosa di veramente innovativo da lasciare in eredità alle generazioni
future.
Info: “Vittore Grubicy e l’Europa: alle radici del
Divisionismo”, mostra a cura di Annie –Paule Quinsac.
GAM, via Magenta n. 31 – Torino –
tel. 011/ 4429518. Sino al 9 ottobre 2005.
MART, Palazzo delle Albere, via
R. Sanseverino n. 45 – Rovereto – call
center 800/397760. Dal 28 ottobre 2005 al 15 gennaio 2006.
Civiche Raccolte d’Arte Moderna, Museo
dell’Ottocento, Villa Belgiojoso Bonaparte, via Palestro n. 16 – Milano – tel. 02/76002819. Sino al 15
gennaio 2006.
Voto
8