“Le cose rotte, anche se
rincollate, si vede lo stesso che sono rotte” dice un Ceccherini
d’annata alla Cinzina in “Benvenuti in casa Gori”. Forse non c’era alcun motivo per rimettere
insieme il trio. La bella Sonia Grassi, la spalla
Erina Lo Presti (somigliante a Laura Morante),
e la sgarrupata Katia Beni.
Un comico, uomo o donna che sia, non può presentarsi con il phisique
du role. La Beni in questo è perfetta: ingobbita, stralunata, con l’aria sorpresa, cartone
animato, gli occhi fuori dalle orbite, rana dalla bocca larga. Un po’ Ceccherini, un po’ Benigni con la voce
roca, caracollante come uno scimpanzè. Le gag
sono datate e si calca troppo la mano sulla ricostruzione del trio. Sketch,
buio, sketch: troppo “televisivo”. La “Poetessa Inge” è una fredda risata britannica, nell’“Osteria” di
stampo brechtiano la Grassi dà prova d’ugola d’oro. Molti i guai con il mixer e
l’audio. La scenetta dell’incidente stradale invece è il compendio di una scrittura
comica teatrale con i tempi ed i ritmi giusti. Finalmente con le tre parti
equilibrate e la
Beni sempre più vicina al primo Verdone. Un telefono
senza fili con più personaggi interpretato a velocità folle dalle tre, qui
trasformiste, che imperversano sul palco cambiando abito e dialetto, ed
ingigantendo una storia semplice, di vita quotidiana, sempre più leggera per
poi malinconicamente con l’ultima scena ritornare vera ed amara. La
visione d’insieme è una coperta troppo corta per un risultato efficace. Attenzione:
le Galline sono tornate!
Voto
5
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