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Fura dels Baus
Boris Godunov
Regia e drammaturgia Àlex Ollé , David Plana, direzione musicale Josep Sanou. Creazione video Frank Aleu, scene Alberto Pastor, costumi Catou Verdier, disegno luci Pere Capell, Àlex Ollé, Tecnico video Javi Barro. Con Pedro Gutiérrez, Sara Rosa Losilla, Juan Olivares, Francesca Piñón, Albert Prat, Manel Sans, Carme Poll, Pere Eugeni Font, Jordi Puig
Al Saschall martedì 17 e mercoledì 18 febbraio 2009, al Teatro Nuovo di Torino dal 10 al 15 marzo 2009. Al Teatro Comunale di Ferrara il 20 e 21 marzo 2009

 




                     di Giovanni Ballerini


Fura Dels Baus - Boris Godunov, 2009
Fura Dels Baus - presentazione Boris Godunov, 2009
Fura Dels Baus - Imperium, 2008
Fura Dels Baus - tour italiano 2006
Fura Dels Baus - Metamorfosis, 2006
Fura Dels Baus - XXX, 2003 - recensione
Fura Dels Baus - ON Naumon. Il viaggio, nel 2002 a Firenze, Capodanno 2003/2004 a Genova
Fura Dels Baus - a Firenze, 2002 - recensione
Fura Dels Baus - La Divina Commedia, 2002
Fura Dels Baus - Manes, 1998


"Il terrore è il modo in cui, in alcuni casi, rispondiamo al terrore. Questo paradosso è la vera essenza del "Boris Godunov" di Pushkin: un impostore sale al potere e sa che certamente non sarà meglio di colui che vuole rovesciare".

La Fura dels Baus è una compagnia in continua evoluzione, che, da quando è stata fondata nel 1979, si è sempre impegnata in nuove sfide nel campo delle arti performative. Questa volta prende d’assalto (e tiene in ostaggio) un teatro preso per dare vita a un Boris Godunov assolutamente contemporaneo. Quello messo in scena dalla Fura dels Baus in questa versione aggiornata e frenetica del dramma di Alexander Pushkin vede un gruppo di terroristi irrompere nel teatro tenendo il pubblico, gli attori e il personale come ostaggi. La compagnia catalana, si è ispirata alla presa del Teatro Dubrovka di Mosca nel 2002 e ha sviluppato le sue dinamiche mettendo in risalto le esperienze estreme la vitalità animalesca de starniante di un teatro autenticamente catartico.

“Questo "Boris Godunov" ha iniziato a prendere forma quando ho deciso di dare agli spettatori l'opportunità di intravedere, in un modo alleggerito dalla finzione, ciò che altri spettatori hanno dovuto subire in un altro teatro, a Mosca – spiega Àlex Ollé -. Vorrei che questa rappresentazione servisse a far in modo che episodi come quello del teatro Dubrovka non accadano mai più.”

Il Boris Godunov furero non pretende di essere una riflessione politica o sociologica sul fenomeno del terrorismo. Il suo obiettivo è casomai immergere la platea in un'esperienza estrema (cosa che alla compagnia riesce sempre benissimo), coinvolgendo il pubblico in un incubo che evoca una delle principali paure dell'era contemporanea: il terrorismo.

Il risultato è un nuova forma spettacolare, una sorta di docu-drama (documento - dramma teatrale - sceneggiato) in cui l’esplorazione furera di un fatto storico si sviluppa mettendo in luce i lati più oscuri della vicenda, come le motivazioni dei terroristi, le discussioni ufficiali tra i governanti in carica per risolvere la crisi, la tensione tra gli ostaggi e i terroristi, senza però venire meno alla sua natura e alla costruzione di uno spettacolo capace di coinvolgere su più fronti gli spettatori e di provocare tensioni e paure.

“Per comprendere i tempi moderni dobbiamo comprendere le nostre paure. Siamo figli e allo stesso tempo schiavi delle nostre paure. Il terrorismo non è più un’eco lontano proveniente da paesi in conflitto (Algeria, Egitto, Indonesia, Cecenia…) ma è diventato una presenza anche all'interno della società del benessere.

 Abbiamo scoperto che il nostro benessere si basa sulla sofferenza di milioni di persone, che hanno deciso di usare la violenza contro di noi. Non contro i nostri politici o le nostre istituzioni, ma contro ciascuno di noi. Gli attacchi terroristici a New York, Londra e Madrid hanno dimostrato che siamo tutti potenziali vittime”.

Insicurezza, timore, diffidenza hanno preso il controllo delle nostre vite. E' così che viviamo in questo turbolento inizio del terzo millennio. Quando l'11 settembre 2001 l'attacco alle Torri Gemelle viene trasmesso in diretta tv, la nostra percezione collettiva della catastrofe raggiunge 180 gradi. Si tratta di una tragedia trasmessa in diretta, quasi trasformata in uno show, di fronte al quale è impossibile non rimanere impietriti. Vediamo gli aerei che si schiantano e immaginiamo come i passeggeri di quei voli abbiano vissuto quei momenti, come abbiano telefonato i loro cari quando hanno capito che sarebbero morti. E consideriamo più importante l'esperienza umana della catastrofe piuttosto che le sue ripercussioni storiche o politiche.

Voto 7 

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